L’estate è la stagione dei giovani per antonomasia, degli incontri, degli eventi in cui masse giovanili si incontrano e, avremmo detto nel passato, vogliono cambiare il mondo. Siamo oggi lontani da quelle folle
oceaniche riunite in nome della “Pace e della Musica Rock”… Woodstock è lontana… ma son fiducioso che su alcune battaglie, oggi come ieri, si possa affermare che i giovani facciano la battaglia giusta. Quella della partecipazione in nome di un ideale. Poi potremmo sindacare sulle modalità… bloccare una strada non è il massimo del rispetto del prossimo. Imbrattare monumenti e opere d’arte non è mai giusto. Ma i giovani di oggi la battaglia sul clima, sui diritti civili intendono combatterla magari in modalità “ibrida”, con tanti post social e poche manifestazioni di piazza, ma di certo ne registro presenza e partecipazione.
La seconda considerazione che vorrei condividere con voi è il contenuto della battaglia: il cambiamento climatico. È l’ondata di calore per dirla, giocando con le parole. Il ruolo degli adulti, il compito del mainstream, la postura delle istituzioni è corretta, è consapevole? A me non pare e me ne sono accorto proprio dalla narrazione che emerge rispetto a questa ondata di calore in Italia e sui pericolosi e continui
uragani negli States. In Italia il servizio pubblico sta offrendo una narrazione di folklore, oserei dire di “colore”, dell’ondata di “calore”: anzichè spiegare tecnicamente in nome della scienza cosa accade e magari in nome della medicina come difenderci, cosa fare, come gestire i picchi di energia richiesti, manda in onda interviste a la qualunque che ci spiegano che mangiare il gelato piaccia e come cercare refrigerio nell’ultima cinesata del ventilatore tascabile… Colore per calore. Mentre in America i media ti bombardano in nome della paura, invitandoti inesorabilmente all’attesa. Ma entrambi i casi sviluppano dubbi e perplessità sul da farsi, che alimentano una spirale di confusione e persino dietrologie che son peggio del problema stesso.
Allora ecco che serve una nuova narrazione più scientifica e meno emozionale, più da servizio pubblico che da avanspettacolo. E servono giovani che partecipino.