sabato, 23 Novembre, 2024
Sanità

Sanità, la trattativa parte in salita. Bilanci in rosso e medici in fuga

Di Silverio (Anaao-Assomed): non bastano spiccioli, servono garanzie e rilancio del Servizio sanitario nazionale

Evitare il default del Ssn. L’impegno del ministro Schillaci. Calenda servono 10 mld

Doppio appuntamento per il rinnovo del contratto dei medici. La trattativa riparte martedì prossimo e mercoledì 26 luglio con l’atteso confronto tra le Organizzazioni sindacali, le Associazioni di categoria e l’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni). Le difficoltà sono evidenti e il confronto parte in salita con i medici del Servizio pubblico che sono ampiamente insoddisfatti dei ritardi, dei tagli, della sovrapposizione di norme e regole che hanno innescato una crisi profonda nella sanità in particolare negli ospedali. Dalla loro parte dicono di avere il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ma non il Governo che tentenna, e tra i leader di partito c’è Carlo Calenda che propone di mettere la sanità in cima alle emergenze nazionali e dedicare subito un fondo di 10 miliardi per le prime necessità come lo smaltire le liste d’attesa.

Un sistema a pezzi

“Inseriti nella pubblica amministrazione, senza riguardo per la natura di un mestiere di cura chiamato a tutelare un diritto sancito dalla Costituzione”, sottolinea il segretario nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, “incatenati da incompatibilità sempre più antieconomiche e da una organizzazione del lavoro non al passo con i tempi e con le esigenze di cura della popolazione, i medici e dirigenti sanitari lottano tra carenze di posti letto, carenze di tecnologie e di strutture, carenze di personale (con un tetto di spesa che grida vendetta e di cui nessuno si occupa). “E, soprattutto”, puntualizza il leader sindacale , “assenza di interlocutori. Il ministero della salute mostra capacità di ascolto, ma nei fatti è commissariato dal Ministero dell’economia e finanze, le Regioni, cui spetta l’organizzazione delle cure, sono tutte, senza eccezioni, alle prese con scarsità di risorse economiche e problemi di tenuta elettorale; i governi appaiono restii a investire per ottenere risultati che vedranno altri dopo di loro. Mentre ancora latita un percorso di presa in carico globale del paziente”, osserva lil leader dell’Anaao, “e il medico si vede sottoposto a 4 diversi tribunali, amministrativo ordinistico, civile, penale e, soprattutto mediatico, capace di trasformarlo da indagato a imputato e condannato senza che nemmeno si aprano le aule dei tribunali”.

I pochi “spiccioli”

La profonda crisi della sanità e del servizio pubblico non si risolve con il rinnovo del contratto. “In questa condizione il contratto, già scaduto, per cui sono stati stanziati ‘pochi spiccioli’, incapaci anche di mantenere il potere di acquisto delle retribuzioni, può mai essere la panacea?”, si chiede il sindacato, “La risposta è no.
Però può cambiare, seppur parzialmente, le condizioni di lavoro a patto di avere coraggio sui nodi che ancora oggi sembrano difficili da sciogliere”.

La grande fuga dei medici

Tra i problemi il primo resta la fuga dei medici dalle strutture pubbliche.
“Esiste una carenza di circa 15.000 medici e dirigenti sanitari”, sottolinea l’Anaao, “un tetto di spesa del personale fermo al 2004 meno 1.3%, un deficit in tutte le Regioni esacerbato dal periodo Covid, un abuso delle esternalizzazioni che demanda a cooperative le prestazioni mediche destrutturando definitivamente un lavoro già in piena crisi sociale ed economica”. “In questo contesto”, evidenzia Di Silverio, “si inserisce il rinnovo del contratto di lavoro. Nel quale chiediamo che, a differenza di quanto avviene oggi, non possano essere regalate alle aziende circa 300 ore annue da parte di ogni medico e dirigente sanitario”.

Una crisi dilagante

Le osservazioni del sindacato si fanno più critiche verso la politica e il Governo che non riescono a porre in agenda una emergenza come quella sanitaria. “Senza interventi economici e normativi non risolveremo la dilagante crisi vocazionale che porta 10 medici al giorno a lasciare il Ssn, senza una riforma del modello di lavoro e di cura continueremo a guardare sgretolarsi il Ssn”, puntualizza Pierino di Silverio, “Non è con gli annunci, insomma, che si arriverà alla firma del contratto, o alla risoluzione della crisi sociale e professionale che viviamo, specie se in gioco c’è il futuro della tutela della salute di una intera popolazione.
L’Anaao non giocherà partite a scacchi, non parteciperà a fiction mediatiche, non si perderà in proclami o reclami ma continuerà a cercare risposte soddisfacenti, in assenza delle quali si comporterà di conseguenza. L’Anaao non firmerà contratti di lavoro che appariranno peggiorativi e incapaci di migliorare condizioni di lavoro divenute semplicemente non più sopportabili”.

Ministro Sì, Governo tiepido

Per il segretario nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, c’è una spaccatura tra l’impegno del ministro Orazio Schillaci e il Governo che finora si è mostrato tiepido. “Siamo certi che da parte del ministro l’impegno c’è tutto e ha dimostrato di condividere le nostre difficoltà, poi certo tra il dire e il fare c’è di mezzo il Governo la cui azione ci sembra un po’ tiepida rispetto alle dichiarazioni del titolare della Salute”, osserva di Silverio, “Con una battuta, quando si dice che si cercano i soldi… un miliardo poteva essere trovato già evitando di spendere 800 milioni per salvare club miliardari di Serie A e 200 milioni per alleggerire i ricchi del superbonus sulle auto di lusso. Sono scelte politiche”.

Calenda 10 miliardi per Ssn

In merito alle scelte politiche la posizione del leader di Azione, Carlo Calenda è la più attenta alle necessità del medici e della sanità.
“Difendere il Servizio Sanitario Nazionale è la nostra battaglia da sempre”, fa presente Calenda, “Sulle nostre proposte siamo disposti ad aprire una discussione con chiunque vorrà, ma non in maniera simbolica, come sempre succede in questo Paese. Chi vuole parlare con noi venga con dati e numeri”. Tra gli obiettivi proposti da Azione e Italia Viva ci sono le liste di attesa che vanno drasticamente ridotte, si tratta di una enormità di 98 milioni di prestazioni rinviate e che poi per motivi di urgenza sono state effettuate in cliniche private che hanno incassato dai cittadini 40 miliardi per prestazioni che il Servizio pubblico non è riuscito a fare. Per Calenda oggi c’è la necessità di investire 10 miliardi nella sanità pubblica. “Una cifra importante che può essere coperta con gli 11 miliardi di euro derivanti da maggiori entrate ottenuta con la crescita economica (superiore alle previsioni iniziali) e minori spese, come per esempio il minor costo dell’energia”, propone infine Carlo Calenda, “e la contabilizzazione dei crediti di imposta edilizi negli anni precedenti. Per smaltire le restanti 68 milioni di prestazioni, Calenda propone di affidare alle strutture accreditate le prestazioni che il pubblico non riesce a erogare in 60 giorni”.

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