Correva l’anno 2009. Mentre il tempo sempre più corto, l’attenzione sempre più frammentata, la comunicazione sempre più smozzicata ed evanescente prendevano piede sui social trasformando la rete in una folla solitaria di tribù regressive, faceva capolino un nuovo modello di comunicazione, semplice nella realizzazione e nella fruizione, ma capace di ridare un senso meno dispersivo all’era digitale, almeno per quanto riguarda la creazione di contenuti originali.
Nasceva il podcast, l’evoluzione della intuizione di Adam Curry che all’inizio del Terzo Millennio aveva pensato di rendere fruibili i contenuti dei blog con dei file audio.
Di questa avvincente storia ci parla un giornalista di lungo corso, Aldo Fontanarosa, esploratore e appassionato catalogatore e analista delle innovazioni tecnologiche applicate al mondo della comunicazione. Dopo aver spiegato, prima ancora del boom dell’Intelligenza artificiale, l’entrata in scena dei giornalisti robot e le insidie di un giornalismo automatizzato e impersonale (Giornalisti robot, ora nuova edizione) Fontanarosa con questo libro di 600 pagine Podcaster – registra, trasmetti, guadagna. La giusta rotta per il tuo audio e video show)ci porta con mano nel mondo in continua evoluzione del podcasting. Lo fa con uno stile didascalico, per niente accademico, alla portata di tutti.
I libri che Fontanarosa si edita da solo e mette in vendita su Amazon sono una miniera di dati, spiegazioni, tabelle, screenshot, schede, insegnamenti di tecnica giornalistica, consigli su strumenti tecnologici. Insomma un vademecum imprescindibile per addentrarsi in nuovi mondi.
Quello del podcasting appare davvero una delle prospettive più interessanti. Sembra una sorta di rivincita storica della radio che facendo leva solo sulla voce e gli effetti sonori rende possibile creare contenuti con costi ridottissimi, consente di fruirli mentre si svolgono altre attività, aiutano a far lavorare la mente che ascolta e immagina senza essere schiava del bombardamento di visioni. Si tratta di contenuti non solo giornalistici ma anche narrativi che possono essere forniti sotto forma di monologhi, interviste, talk show, rassegne stampa, recensioni di libri, ricostruzioni del genere crime. Sono realizzazioni che richiedono accuratezza nella scrittura e nel montaggio, un equilibrato dosaggio di effetti sonori e ambientali. Insomma dei piccoli capolavori che in parte ci ricordano i raffinati “originali radiofonici” dell’era Rai in cui la televisione non aveva ancora invaso e devastato le menti.
Oggi esistono anche podcast con immagini, ma lo spirito originario del podcasting rimane l’uso della voce e dei suoni.
Fontanarosa ci spiega in dettaglio come si costruiscono i vari tipi di podcast, quali mezzi tecnici è consigliabile utilizzare e anche come si può guadagnare da questa attività che sta generando una nuova professione, quella del podcaster.
Anche gli inserzionisti pubblicitari guardano con interesse questa nuova frontiera della comunicazione evoluta di contenuti.
Per ora la qualità sembra essere la carta vincente dei podcasting e ancora non si ha notizia di invasioni barbariche anche in questo nuovo mondo che è nato all’insegna della originalità dei contenuti e dell’accuratezza della loro costruzione.
Speriamo che con il dilagare dell’intelligenza artificiale non ci siano anche dei podcaster robot… Ma se ci saranno lo sapremo da Fontanarosa che sarà il primo a scriverne e a metterci in guardia dalle loro insidie. Grazie Aldo.