Un artista del pennello, Silvio Formichetti, classe 1969. Un autodidatta che da Pratola Peligna, un borgo vicino l’Aquila, ha conquistato prima l’Italia e poi il Vecchio Continente esponendo le sue opere, per esempio, alla Biennale di Venezia (fortemente voluto da Vittorio Sgarbi), al Chiostro del Bramante e a Palazzo Venezia a Roma, al Parlamento europeo di Bruxelles, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Sofia, alla InArt Werkkunst Gallery di Berlino. Inoltre è entrato nella pubblicazione ‘PRAESTIGIUM ITALIA II’, l’autorevole catalogo che segue la collezione internazionale ‘IMAGO MUNDI Luciano Benetton Collection’. Una soddisfazione che in pochi possono vantare nel proprio curriculum.
Ha reso la tecnica informale contemporanea alla nostra vita. Le sue pennellate, atte a spaziare in tutta la gamma cromatica, rivitalizzano semplicemente la tela. Pur partendo da una storia dell’arte che ha visto diversi esponenti internazionali, Formichetti dipinge con uno spirito e una sensibilità sinergica ai nostri giorni. La sua non forma è dettata da pure emozioni.
Oggi dalla critica è considerato tra i massimi esponenti della pittura informale: in cosa consiste per la precisione?
“È un’espressione libera del pensiero e dell’anima. Tutto ciò che mi coinvolge e sconvolge nel quotidiano inconsciamente lo immagazzino nei bagagli nascosti delle mie memorie. Poi improvvisamente sento il bisogno di relazionarmi con questi silenzi che urlano a tal punto da rendere magico il momento fino a giungere alla metamorfosi del pensiero di tutti gli interrogativi precedenti che ti tormentano in questo travaglio esistenziale fino a che, improvvisamente, ecco spuntare il quadro che ti sorride”.
Più di 20 anni fa è poi passato all’astrattismo segnico e gestuale…
“Sono registrazioni di sentimenti che trascrivo sulla tela. Tutto può partire da una lettera pubblica, da una denuncia…”.
Come è nata la sua passione verso la pittura?
“Sono cresciuto in un contesto artistico, a casa mia si respirava arte a 360 gradi. Mio padre, oltre a essere un bravo disegnatore, frequentava tanti artisti. Ho vissuto in una sorta di salotto bohémien. Credo che questo abbia contribuito molto, oltre che una predisposizione innata”.
Vittorio Sgarbi ha sempre elogiato la sua arte: il suo rapporto con il critico?
“È come un fratello maggiore cui devo molto come maturità intellettuale e artistica, è una persona a cui sono fortemente legato da un punto di vista umano”.
Progetti futuri?
“Ci sono tante cose che bollono in pentola tra Italia ed estero. Al Maxxi de l’Aquila ci sarà una mostra interessante insieme con il grande Bruno Ceccobelli”.
Per seguirlo dettagliatamente, basta collegarsi al suo sito www.formichettisilvio.it, ottimamente curato.