Scontro tra Confindustria e Confcommercio sul salario minimo, e tra chi non rispetta le regole. Ad aprire la polemica contro la Confederazione del commercio il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che annota: (“Commercio, servizi, cooperative e finte cooperative, sappiamo chi paga poco… Tutti i contratti di Confindustria sono sopra al salario minimo… A me non piace la media del pollo, sappiamo chi paga poco in Italia e colpiamo chi paga poco”).
Sopra la soglia dei 9 euro
Immediata la replica della Confcommercio che si è sentita chiamata in ballo.
“I contratti più importanti firmati dal sistema Confcommercio, secondo gli indicatori dell’ultima proposta di legge sul salario minimo, si collocano tutti all’interno della previsione dei 9 euro”, spiega Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio con delega al lavoro e alla bilateralità, “In particolare, per quel che riguarda il settore dei servizi di mercato, ricordiamo che il nostro Ccnl è il più applicato nel terziario e che prevede trattamenti economici complessivi – incrementati, da ultimo, con il protocollo sottoscritto lo scorso dicembre con le organizzazioni sindacali – ben oltre la soglia dei 9 euro”.
Il sistema di tutele
Su un punto insiste poi Confcommercio nel rivendicare la bontà della contrattazione collettiva nazionale.
“Ribadiamo inoltre”, fa presente Prampolini, “che contrattazione collettiva non vuol dire solo minimo salariale, ma anche un sistema di tutele disciplinate dalla bilateralità e dai fondi di welfare contrattuale, tutele che, se valorizzate, pongono i contratti ben al di sopra dei nove euro. E in questo ambito il sistema contrattuale di Confcommercio è all’avanguardia nel nostro Paese”.
Chi a favore e chi contro
La Confcommercio spiega inoltre le varie posizioni politiche e istituzionali che oggi circondano il tema del salario minimo.
“La premessa è la firma della proposta di legge unitaria di Pd, M5s, Azione, Avs, +Europa di ina proposta di legge per l’istituzione di un salario minimo per legge”, racconta Confcommercio, “che in Italia, al contrario di molti altri Paesi europei, non esiste. La continuazione è l’immediato altolà del Governo in carica che, per bocca della ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha bocciato senza giri di parole l’iniziativa delle opposizioni (“non sono convinta che al salario minimo si possa arrivare per legge”), sottolineando invece al contempo l’urgenza di “investire sulla contrattazione collettiva di qualità”.
Retribuzione proporzionata
Sulla stessa linea il commento di Confcommercio: “a nostro avviso, la migliore risposta alla questione del salario minimo sta nella valorizzazione erga omnes dei contratti collettivi di lavoro stipulati tra chi realmente rappresenta il mondo delle imprese e il mondo del lavoro. Contratti che meriterebbero, inoltre, misure di detassazione a supporto dei loro rinnovi e del welfare aziendale”. Così la vicepresidente con delega al lavoro ed alla bilateralità Donatella Prampolini, che continua: “si assegni dunque alla contrattazione collettiva esercitata dalle organizzazioni nazionali comparativamente più rappresentative il compito di individuare la retribuzione proporzionata e in ogni caso sufficiente di cui all’articolo 36 della Costituzione, tenendo conto anche di tutti i trattamenti riconosciuti ai lavoratori attraverso istituti e prestazioni del welfare contrattuale e della bilateralità territoriale”.
Trattamenti complessivi
“Per quel che riguarda il settore dei servizi di mercato, ricordiamo poi”, conclude la vicepresidente, Prampolini “che il nostro Ccnl è il più applicato nel terziario e che esso prevede trattamenti economici complessivi – incrementati, da ultimo, con il protocollo sottoscritto lo scorso dicembre con le organizzazioni sindacali – ben oltre la soglia dei 9 euro”.