Sempre più a rischio i poliziotti penitenziari i quali oltre a dover affrontare i rischi connessi ad un lavoro che appare usurante, soprattutto dal punto di vista psicologico, spesso devono anche interagire con detenuti che presentano disturbi psichici.
È quanto avvenuto nel carcere di Frosinone dove una guardia penitenziaria è stata aggredita, e ha rischiato di perdere la vita per mano di un detenuto affetto da disturbi psichici, già noto per la sua violenza e aggressività nei confronti del personale. La ferita riportata dal poliziotto, anche se non mortale, è stata grave, si parla di circa 16 punti di sutura.
Non è accettabile l’idea che questi episodi possano far parte dei rischi professionali, perché abbiamo sì il dovere di difendere i cittadini ma abbiamo anche il diritto di difendere noi stessi, i poliziotti penitenziari, purtroppo, sono sempre gli uomini con la pistola (ad acqua).
La loro situazione è simile a quella di un soldato che si trova disarmato e a piedi di fronte a un battaglione di carri armati.
Ciò che è accaduto nel carcere di Frosinone sembra essere il simbolo della vulnerabilità della Polizia Penitenziaria.
L’istituto ciociaro è stato uno dei primi a rivoltarsi nel 2020 e da allora è stato teatro di continui eventi critici.
Nel 2021 un detenuto, armato di pistola, probabilmente consegnata tramite un drone, ha fatto fuoco all’interno delle celle e solo per un altro miracolo non c’è stata una strage.
I poliziotti della penitenziaria, ogni giorno, entrano da soli in sezioni con numerosi detenuti, tra di loro c’è una preoccupante percentuale di malati mentali che la politica ha deciso di scaricare nelle carceri italiane invece di prendersene cura altrove.
Occorre trovare una soluzione quanto prima, affinché i poliziotti possano svolgere al meglio il proprio lavoro in un contesto lavorativo, il carcere, che appare sempre più compromesso.
“Speriamo non si superi mai quella sottile linea rossa che separa il dramma dalla tragedia: bisogna quindi tutelare i poliziotti penitenziari ed essere pronti a citare in giudizio tutti coloro i quali sono responsabili dell’incolumità dei poliziotti penitenziari e a portare, ove fosse necessario, questa battaglia fino alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo o all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani”. Queste le parole di Salvatore Sardisco, il Coordinatore Nazionale del Sindacato del corpo della Polizia Penitenziaria che, appresa la notizia di quanto accaduto nel carcere di Frosinone, si dice pronto a qualsiasi azione pur di tutelare i diritti dei poliziotti penitenziari nell’ambito del proprio lavoro.
È quanto avvenuto nel carcere di Frosinone dove una guardia penitenziaria è stata aggredita, e ha rischiato di perdere la vita per mano di un detenuto affetto da disturbi psichici, già noto per la sua violenza e aggressività nei confronti del personale. La ferita riportata dal poliziotto, anche se non mortale, è stata grave, si parla di circa 16 punti di sutura.
Non è accettabile l’idea che questi episodi possano far parte dei rischi professionali, perché abbiamo sì il dovere di difendere i cittadini ma abbiamo anche il diritto di difendere noi stessi, i poliziotti penitenziari, purtroppo, sono sempre gli uomini con la pistola (ad acqua).
La loro situazione è simile a quella di un soldato che si trova disarmato e a piedi di fronte a un battaglione di carri armati.
Ciò che è accaduto nel carcere di Frosinone sembra essere il simbolo della vulnerabilità della Polizia Penitenziaria.
L’istituto ciociaro è stato uno dei primi a rivoltarsi nel 2020 e da allora è stato teatro di continui eventi critici.
Nel 2021 un detenuto, armato di pistola, probabilmente consegnata tramite un drone, ha fatto fuoco all’interno delle celle e solo per un altro miracolo non c’è stata una strage.
I poliziotti della penitenziaria, ogni giorno, entrano da soli in sezioni con numerosi detenuti, tra di loro c’è una preoccupante percentuale di malati mentali che la politica ha deciso di scaricare nelle carceri italiane invece di prendersene cura altrove.
Occorre trovare una soluzione quanto prima, affinché i poliziotti possano svolgere al meglio il proprio lavoro in un contesto lavorativo, il carcere, che appare sempre più compromesso.
“Speriamo non si superi mai quella sottile linea rossa che separa il dramma dalla tragedia: bisogna quindi tutelare i poliziotti penitenziari ed essere pronti a citare in giudizio tutti coloro i quali sono responsabili dell’incolumità dei poliziotti penitenziari e a portare, ove fosse necessario, questa battaglia fino alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo o all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani”. Queste le parole di Salvatore Sardisco, il Coordinatore Nazionale del Sindacato del corpo della Polizia Penitenziaria che, appresa la notizia di quanto accaduto nel carcere di Frosinone, si dice pronto a qualsiasi azione pur di tutelare i diritti dei poliziotti penitenziari nell’ambito del proprio lavoro.