Venerdì 7 luglio a mezzogiorno mi trovavo sulla bella spiaggia del Mid, un moderno lido sul Lungomare di Locri. Ero a mollo con alcuni amici nella limpidissima acqua dello Jonio, allorché dalla spiaggia ci raggiunse all’improvviso un suono inquietante. Era la sperimentazione in Calabria di IT-Alert, l’applicazione della protezione civile per segnalare ai cittadini, tramite i cellulari personali, eventuali situazioni di pericolo interessanti la zona in cui nel momento dell’allarme essi si trovano.
Non ne sapevo niente. Ho cercato di informarmi ed ho ricevuto sulla spiaggia stessa le prime nozioni sull’allarme. Compresa la possibilità di disattivarlo (ma non ho capito la procedura) e, ovviamente, i primi giudizi sulla novità: commenti ovviamente divergenti tra loro. Ma anche, ho avuto modo di annotare con un certo divertimento personale, un giudizio specifico sul sistema di allarme, sostanzialmente in contrasto col sentire politico generale di chi lo esprimeva. Così, chi fino a un minuto prima stava sostenendo la pericolosità del governo in carica per una tendenza sovranista e assolutista di alcuni suoi componenti e sostenitori e per certe radici non rinnegate del tutto, al rilievo che con quel mezzo lo Stato potesse controllare i cittadini, replicava che bisognava aver fiducia nel potere. Al contrario i sostenitori di centro destra, che tradizionalmente invocano sempre più sicurezza e interventi forti dello Stato, manifestavano perplessità sul presunto eccessivo potere dello Stato, dimenticando per un momento che la novità era introdotta dal governo che loro stessi avevano eletto.
Immancabile il complottista: IT-Alert è solamente uno strumento dello Stato per controllare i cittadini e sapere in ogni istante dove sono.
Me la sento di rassicurarvi su quest’ultimo punto: IT-Alert non aggiunge nulla alla situazione precedente. I telefoni cellulari sono una fonte inesauribile di informazioni personali; qualsiasi comando che non sia meccanico, ma che scaturisca da un software (nei telefonini moderni, tutti, quindi) può essere dato da remoto. E con esso il controllo.
Cerco di spiegarmi: sulla mia vecchia Olivetti (dove sarà finita?) se volevo scrivere una “E” c’era un solo modo: bisognava avere il possesso della macchina, spingere col dito il tasto corrispondente alla vocale e premerlo. Ovviamente, badate, dopo avere messo un foglio e con la precisazione che la macchina non teneva traccia di ciò che scriveva: cosa che oggi ci sembra impossibile.
Col telefono cellulare, quindi, indipendentemente da IT-Alert, si può avere accesso all’universo di dati che ogni individuo immagazzina sullo stesso.
Dati che, in uno Stato di diritto come il nostro ci auguriamo non vengano violati, se non previa autorizzazione della magistratura e per limitati scopi; così come ci auguriamo che anche chi opera per la sicurezza generale dello Stato, i così detti servizi segreti, segua le procedure che (presumo) certamente esistono anche per regolare quella delicata attività.
Ma per ottenere tali dati non serve essere vicini: possono essere ottenuti anche da molto remoto, magari dal territorio di una nazione per la quale non esiste l’estradizione, magari da uno Stato estero e ostile (pensate alle ultime campagne elettorali negli USA).
È bene tenere presente, però, che la raccolta di dati non autorizzati ed il loro utilizzo legale sono due cose differenti. Non è da escludere difatti che vi possa essere una qualche entità che raccolga dati magari che comprovano un reato, ma che gli stessi non possano essere utilizzati perché se ne è venuto in possesso illegalmente. Ma la loro semplice divulgazione produce lo stesso effetto d’una condanna.
Considerazione che deve farci riflettere sul diritto dei cittadini alla riservatezza e sull’importanza della presunzione d’innocenza. Diritto alla riservatezza al quale viene subito contrapposto il diritto e la libertà di informazione. Temi delicatissimi, difficilmente risolvibili.
La verità è che il processo è condanna ed il solo sospetto che un individuo possa avere commesso alcuni reati può rovinare la vita allo stesso. Anche se, magari dopo cinque o sei anni dovesse essere assolto. La sua vita è comunque rovinata e, se ha avuto anche la ventura del carcere preventivo (per me misura eccezionale, anzi, se possibile ancora di più), anche irrimediabilmente segnata. Il giornalista deve avere la libertà di dire la notizia, ma la presunzione di innocenza e la precisazione che quella accusatoria è solo una tesi, dovrebbero essere espresse senza mezzi termini.
Quella della non utilizzazione in un processo di atti raccolti illegalmente è l’unica garanzia che è riconosciuta al cittadino che accetta di servirsi dell’elettronica.
Per il resto bisogna rassegnarsi: ogni universo individuale è già noto a varie entità ed a vari livelli.
Il fatto è facilmente verificabile dal punto di vista commerciale. Basta mettersi d’accordo due o tre amici e cliccare su un motore di ricerca il medesimo argomento su cui avere informazioni: le risposte saranno diversificate sulla base dei gusti (ma anche delle opinioni) personali, dell’area geografica, dell’età. Provare per credere.
Non voglio scandalizzarvi e non voglio dare una cattiva immagine di me stesso. Rimpiango le libertà di un tempo (correre in moto senza casco; non avere limiti di velocità; il motorino senza targa; girare senza documenti; trovare il vigile – all’epoca se ne vedevano ancora – che rispondeva “sarebbe vietato”, prendere l’aereo senza essere perquisito e via di seguito), ma per la maggior parte ne comprendo la necessità di limitarle, anche se sarei disposto a rinunciare a un pizzico di sicurezza per un pizzico di libertà in più.
Credo che IT-Alert possa essere utile nell’uso per cui è nata. Ma da liberale libertario, con una punta di anarchia, ho sempre timore di una deriva assolutista (che non ha colore politico, può venire da qualsiasi parte). E vorrei qualcuno veramente esterno ed autonomo dal potere, che garantisca che non venga mai dato un falso allarme solamente per tenermi in casa, quando ciò possa fare comodo a chi volesse comandare al di fuori delle regole democratiche. Mi basterebbe addirittura un giudice.