“Luglio si preannuncia un mese caldo”. Il mese per i medici del Servizio pubblico che segnerà o la fine di un modello che è naufragato per mano di tagli e attacchi scriteriati, o una svolta verso una sanità efficiente e aperta a tutti i cittadini. Medici e dirigenti ospedalieri in lotta per il contratto di lavoro e contro la fine del sistema sanitario pubblico, dicono di concentrare le forze in questi giorni di luglio per abbattere il “muro di gomma” delle Regioni e accelerare le scelte dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, che dovrà decidere su aumenti, orario di lavoro e assunzioni.
Ministro alleato e lotte dure
Come “ariete”, e come “principale alleato” di Governo, c’è il ministro della salute, Orazio Schillaci e con lui l’Intersindacale medica spera di arrivare ad un cambio di “modello” di relazioni nei confronti delle Regioni e dell’Aran. Lotte e iniziative, con una premessa fatta da Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell’Anaao Assomed. “Le nostre, voglio chiarirlo”, puntualizza, “non sono istanze di casta ma di ampio respiro, necessarie affinché il sistema possa reggere”.
Contratto vecchio e nuovo
La richiesta chiave dei medici è poter arrivare ad un nuovo contratto di lavoro, (avere soddisfazioni e arretrati per quello scaduto del triennio alle spalle 2019-2021 e decidere sul quello futuro) che significa orario di impiego, incentivi per gli straordinari, turni e carriere. Istanze economiche e professionali, cardini a giudizio delle numerose sigle dell’Intersindacale medica, per non far precipitare ancora più in basso il Servizio pubblico e ridare forza agli ospedali oggi epicentro della grave crisi dell’assistenza sanitaria.
I due fronti dei sindacati
Per il segretario dell’Anaao Assomed, ci sono due fronti: il primo ha una gittata a medio termine, ossia in autunno con la richiesta di interventi urgenti che dovranno confluire nella prossima legge di Bilancio, sui tetti di spesa per il personale e sulla depenalizzazione dell’atto medico; il secondo, è incentrato su un dossier economico, con la definizione delle retribuzioni. Capitolo che dovrebbe frenare la grave emorragia dei professionisti della sanità pubblica che abbandonano corsie e ambulatori per la sanità privata. La partita, a parte il Governo che finora con il ministro Schillaci ha preso atto delle richieste, però è incerta e lo rivela lo stesso Di Silverio che punta il dito verso Regioni e Aran. “Le prime non possono continuare a scaricare su di noi le carenze di personale in termini di ore extra: sono ben 300 l’anno quelle che ogni dirigente medico e veterinario ‘regala’ alle aziende, per non parlare del tempo sottratto alla formazione professionale”. “Se non sei adeguatamente retribuito, se sei sottoposto a un lavoro massacrante e se non hai possibilità di progredire in un ospedale, è ovvio che te ne vai”, puntualizza Di Silverio che chiosa pessimista: “sulle prestazioni in eccesso siamo ancora in alto mare”.
Carichi di lavoro e carriere
La seconda questione è la lunga disputa con l’Aran per definire il nuovo Ccnl, tema: “gli extra-carichi di lavoro, la carriera professionale che non può restare tarata sui 5 anni di anzianità per ottenere uno scatto”. Il leader dell’Anaao spiega: “oggi appena il 7% dei medici dirigenti sanitari in Italia riesce a progredire in maniera lineare”. In più i medici vogliono nero su bianco la “esigibilità” del contratto, cioè “norme inattaccabili e applicabili in maniera semplice”.
Risorse ancora insufficienti
Nei documenti, nelle interviste e iniziative di protesta che l’Intersindacale ha finora annunciato e realizzato riscuotendo il sostegno delle numerose Associazioni dei malati, e socio sanitarie come Cittadinanzattiva, hanno sottolineato la carenza di risorse. Frutto di decenni di tagli che si sono abbattuti sulla sanità pubblica. “I 3-4 miliardi in più per il Ssn preventivati dal ministro nella prossima legge di Bilancio”, osserva Pierino Di Silverio, “saranno cruciali per far partire questo rinnovamento”, tuttavia spiega il dirigente dell’Anaao Assomed, “solo per il nuovo contratto, da mettere in cantiere con la manovra, serviranno almeno 3 miliardi mentre all’eventuale defiscalizzazione di parte della retribuzione andrebbe un altro miliardo”. Il carico economico per mantenere in equilibrio il Servizio sanitario, tuttavia, sarà molto più rilevante, e i medici temono che saranno sottratti i fondi alle loro richieste. “Allora si rischia che la coperta torni a essere per l’ennesima volta decisamente corta”, fa presente Di Silverio, “Siamo certi che da parte del ministro l’impegno c’è tutto e ha dimostrato di condividere le nostre difficoltà, poi certo tra il dire e il fare c’è di mezzo il Governo la cui azione ci sembra un po’ tiepida rispetto alle dichiarazioni del titolare della Salute”.
Tagli e risparmi, i danni fatti
Nella intervista, al Sole24Ore, dopo l’incontro con il ministro Schillaci, Di Silverio fa il punto sugli errori commessi partendo da Decreto ministeriale 70 del 2015, “che ha tagliato 35mila posti letto ospedalieri portandoci ai minimi in Europa”, calcola il presidente dell’Anaao Assomed che propone, “bisogna tornare almeno a quota 4,5 per mille abitanti recuperando un posto e mezzo ogni mille. Poi aumentiamo il numero dei medici rivedendo i fabbisogni: quelli calcolati da Agenas, tarati sempre sul Dm 70, andranno revisionati di conseguenza”. Oltre ai tagli anche le riduzioni di spesa che a giudizio del sindacato, “hanno trasformato l’ospedale da luogo di cura a centro di emergenza-urgenza, spostando l’equilibrio su un territorio che non poteva farcela perché non era stato adeguatamente strutturato”. Eppure osserva amaro Di Silverio parlando di fondi sottratti alla sanità ma che in altri contesti vengono deliberati. “Un miliardo poteva essere trovato già evitando di spendere 800 milioni per salvare club miliardari di Serie A e 200 milioni per alleggerire i ricchi del superbonus sulle auto di lusso”.