Ai medici non basta più elencare i problemi contrattuali e le rivendicazioni economiche. Per rimettere in sesto il servizio sanitario pubblico servono scelte rapide e concrete. Non rinvii e tentennamenti.
A prendere atto delle numerose richieste dell’Intersindacale medica (una ventina di sigle che rappresentano il mondo della sanità) è il Ministro della Salute Orazio Schillaci che ieri mattina ha incontrato nella sede di Lungotevere Ripa a Roma, i vertici delle Associazioni sindacali e di categoria che hanno sottolineato a più voci le molteplici “urgenze” e i numerosi punti di crisi che quotidianamente mettono in ginocchio il sistema sanitario. Schillaci, che rimane l’unico interlocutore istituzionale dei medici, ha promesso che a stretto giro darà le prime risposte. Una disponibilità riconosciuta quella verso il ministro ma nel contempo c’è il sospetto che non ci saranno impegni concreti e soluzioni rapide.
La sanità pubblica affonda
Il fronte dei medici è compatto e l’Intersindacale sottolinea come la situazione in particolare negli ospedali non è più gestibile. “Il Ministro ha ben compreso l’urgenza delle nostre richieste che riflettono una situazione non più sostenibile all’interno degli ospedali e dei luoghi di lavoro”, osservano le sigle sindacali, “e attiverà da subito tavoli tecnici per condividere con le organizzazioni sindacali gli aspetti legislativi realizzabili a medio termine”.
Ministro alleato, ma ora risposte
Al Ministro Orazio Schillaci le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria riconoscono che sia un alleato e lo ringraziano: “per la disponibilità dimostrata al confronto sui temi più urgenti per la categoria e per il sistema sanitario nazionale nel suo complesso”. Detto questo però l’Intersindacale sottolinea le carenze, i rinvii, le false partenze di un confronto che di fatto non è ancora decollato. Sul tavolo le Associazioni pongono problemi sia legislativi che contrattuali, per i quali ancora una volta sottolineano come sia, “necessario e urgente un immediato intervento”.
Un congruo finanziamento
L’elenco delle richieste è lungo e di particolare urgenza. Si inizia con l’abolizione del tetto di spesa per l’assunzione di personale, si chiede la Riforma del DM 70 (con una nuova definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi alla assistenza ospedaliera) e della legge 502 che proponga nuovi modelli organizzativi del sistema. I sindacati hanno poi insistito su un “congruo finanziamento del prossimo contratto valido per il triennio 2022-2024; la defiscalizzazione di parte del salario e un intervento diretto che incida sulle condizioni di lavoro”.
Incentivi “immediati” ai medici
La parte economica e salariale non è meno impegnativa. Tutte le sigle sindacali dei medici sollecitano: “Incentivi immediati”, che serviranno come l’ossigeno, “per trattenere i colleghi nel servizio pubblico rendendo competitivo il confronto con le cooperative. Il finanziamento dell’indennità di specificità per il resto della dirigenza. Più fondi per le specializzazioni non mediche”.
Basta tempi lunghi e rinvii
I medici hanno espresso al ministro il loro disappunto di essere stanchi di attese e rinvii. Sui tempi di una riforma e sulle risposte che chiedono siano immediate non intendono trattare. Il servizio sanitario pubblico per loro è in caduta libera, (lo è anche per i cittadini che sono scesi in piazza in più regioni affianco ai medici), e vanno arginate le fughe dei medici dagli ospedali, riditti i tempi di attesa, superata la carenza di strumentazione tecnologica, migliorata la sistemazione degli spazi diagnostici e ambulatoriali.
“Nell’immediato però ci aspettiamo che alla disponibilità seguano fatti concreti sulle questioni più urgenti”, puntualizza l’Intersindacale, che ha già un punto di riferimento.
“Il primo banco di prova è il contratto in discussione all’Aran e”, fanno presente i sindacati, “successivamente la prossima legge finanziaria e tutte le altre opportunità legislative che potranno accogliere le nostre richieste”.
Chiarezza e azioni concrete
Alla nota congiunta rilasciata al termine dell’incontro i dirigenti sindacali hanno spiegato il motivo della necessità di chiarezza in tempi brevi. “Riteniamo il ministro della Salute Orazio Schillaci un nostro alleato”, osserva Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao-Assomed, il sindacato dei medici dirigenti del Servizio sanitario nazionale, “ora verranno calendarizzati altri incontri con tavoli tematici. Siamo fiduciosi della volontà del ministro di fare bene, anche se il lavoro da fare è tantissimo e il tempo poco”.
Regioni e Mef, scelte inique
I medici ospedalieri dicono che un altro ostacolo sono le Regioni che temporeggiano su decisioni e scelte, creando ancora più problemi alla categoria e ai cittadini. “I temi dell’incontro sono stati di tipo economico e contrattuale”, spiega Di Silverio, ”serve l’abolizione del tetto di spesa per il personale del Ssn, una rivisitazione del Dm 70, e poi un investimento immediato sui dirigenti che lavorano nel sistema attraverso anche un processo di defiscalizzazione di una parte dello stipendio. Ma serve soprattutto il finanziamento del contratto che è già scaduto. Abbiamo anche chiesto, su questo tema”, rivela Di Silverio, “al ministro Schillaci se può fare pressione sul Ministero dell’economia e finanze e sulle Regioni: non possiamo più fare prestazioni gratuite in carenza di personale”, sottolinea il leader Anaao. “Non è giusto”.
Dubbi Cgil, impegni limitati
Tra i sindacati la riflessione più critica, al termine dell’incontro è quella di Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, che osserva come in realtà l’incontro e l’impegno preso dal ministro sia molto limitato e insoddisfacente. “Al di là dell’evidenziare le gravi criticità del Servizio sanitario nazionale, quali carenza di personale, tetti di spesa e mancanza di medici specialisti, l’unico vero impegno che oggi registriamo da parte del ministro Schillaci è quello preso di intervenire sulle Regioni per affrontare i punti del contratto ancora irrisolti tra cui l’extraorario lavorato non pagato che oggi costringe i medici del Ssn a regalare ore ai servizi”, osserva infine Andrea Filippi, “e l’equiparazione delle retribuzioni per dirigenti sanitari e delle professioni sanitarie con particolare riferimento a indennità di specificità e di esclusività. Ora attendiamo un ritorno da Regioni e dall’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni”.