Buone nuove dall’Istat dal punto di vista economico per le famiglie italiane che, numeri alla mano, sembrano poter almeno respirare dopo un 2022 vissuto in apnea. Difatti secondo i calcoli relativi ai primi tre mesi dell’anno, è aumentato il reddito (+3,2%) e di conseguenza il potere d’acquisto (+3,1%) e il risparmio, la cui propensione è stata pari al 7,6%, in aumento di 2,3 punti percentuali rispetto all’ultimo trimestre del 2022. Il motivo principale va ricercato nel sensibile rallentamento dei prezzi.
Illusione ottica?
Per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, è un bene che il potere d’acquisto delle famiglie sia tornato a crescere dopo le grandi difficoltà di un anno fa, ma si tratta in gran parte di un’illusione ottica: “Infatti risale del 3,1% sul trimestre precedente, mentre la volta scorsa il crollo era stato ben maggiore, pari al 3,7%. Non per niente su base annua scende dello 0,3% ed è la quarta volta consecutiva che i dati tendenziali sono in territorio negativo”. Per il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri non bisogna troppo appellarsi a dati “che ogni tanto dicono che cresce qualche percentuale di qualche zero virgola”, ma bisogna lavorare per mandare in pensione il precariato e pensare al futuro dei giovani, spesso sottopagati e i cui problemi sono spesso sottaciuti dall’informazione.
Calo della pressione fiscale
Tornando allo studio dell’Istituto di statistica relativo al ‘Conto trimestrale delle Amministrazioni pubbliche e le stime relative alle famiglie e alle società’, la pressione fiscale è stata pari al 37% nel primo trimestre dell’anno, dato in riduzione di 0,9 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2022. La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 43,7%, è diminuita di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Inoltre il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 24%, è diminuito di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Nel suo report, l’Istat ha anche certificato che nei primi tre mesi dell’anno l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -12,1% (lo stesso era stato invece pari al -11,3% nello stesso trimestre del 2022).