Un altro chiaro segnale arriva dall’Europa a dura condanna della “operazione speciale” russa in
Ucraina. Da oggi, infatti, opererà il Centro internazionale per il perseguimento del crimine di
aggressione contro l’Ucraina (Icpa) a supporto della Squadra Investigativa Congiunta creata nel
marzo scorso su iniziativa di Polonia, Ucraina e Lituania, cui si sono poi aggiunti Estonia, Lettonia
e Slovacchia, Romania, nonché l’Ufficio del Procuratore presso la Corte penale internazionale
(Cpi). Sarà un punto di coordinamento per i vari procuratori nazionali, dentro e fuori l’Ue, che
hanno già avviato indagini per aggressione contro Mosca. Avrà sede all’Aia, ospite dell’Agenzia
dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust). Troppe le notizie che
arrivano dal fronte a danno di civili inermi e soprattutto di bambini perché non si cominciasse a
indagare anche per facilitare la creazione di casi per futuri processi. “Le prove di innumerevoli
crimini internazionali commessi dalla Russia si accumulano – ha dichiarato la presidente della
Commissione europea, Ursula von der Leyen -. Il nuovo Centro di persecuzione internazionale
svolgerà un ruolo chiave nel garantire che i colpevoli siano assicurati alla giustizia, anche per il
reato di aggressione. Non lasceremo nulla di intentato per ritenere Putin e i suoi scagnozzi
responsabili”.
Il team sarà composto da pubblici ministeri nazionali selezionati che potranno lavorare insieme
ogni giorno, scambiare prove rapidamente e concordare una strategia comune mentre Eurojust
fornirà supporto operativo, legale, finanziario e logistico, anche per la conservazione,
l’archiviazione e l’analisi delle prove. Il loro lavoro costituirà la base per preparare futuri processi,
davanti a tribunali nazionali e internazionali, compreso un eventuale tribunale per il crimine di
aggressione o la Corte penale internazionale (Cpi). “L’istituzione dell’Icpa – ha commentato il
commissario Ue alla Giustizia, Didier Reynders durante la conferenza stampa d’inaugurazione – è
un chiaro segnale al mondo che il divieto dell’uso della forza continua ad essere il fondamento del
nostro ordine internazionale basato sulle regole e che coloro che lo violano saranno ritenuti
responsabili”.
Allo stato attuale ci sono già 5 indagini per aggressione in corso contro Mosca, ma ancora manca
l’accordo su quale tribunale possa essere competente. Per il Commissario Ue l’ideale sarebbe
“approvare un emendamento allo statuto della Corte Penale internazionale per fare in modo che
abbia giurisdizione anche sui reati di aggressione tra Stati”, ma l’iter di una tale modifica
richiederebbe tempi molto lunghi anche in considerazione del fatto che la Russia non ha firmato lo
Statuto di Roma e dunque la Corte non ha giurisdizione in questo senso. L’alternativa è la
creazione di un tribunale ad hoc. Ma alla fine “la sede del processo al momento non è importante”,
ha fatto presente il presidente di Eurojust, Ladislav Hamran, quello che conta è “coordinare gli
investigatori a districarsi attraverso una mole incredibile di prove composte da video, foto,
intercettazioni, tracciati satellitari e molto altro. Ogni elemento va ricollegato alle responsabilità dei
vertici politici e militari russi”. Secondo, poi, il procuratore ucraino Kostin “è chiaro che l’attuale
presidente, primo ministro e ministro degli Affari esteri della Federazione Russa devono essere tra
gli imputati, ne va della credibilità internazionale del processo stesso”.
E per risarcire l’Ucraina dei danni provocati dalla guerra e contribuire alla sua ricostruzione
Reynders non esclude che si possano utilizzare i profitti derivanti dai 207 mld di euro delle riserve
della Banca centrale russa immobilizzati in Europa e altri asset in Euroclear o Clearstream:
“Parliamo – ha detto il commissario alla giustizia UE – di 1-3 mld di euro l’anno”.