Nella violenza di questi giorni c’è qualcosa di gravemente anomalo. È come se ci fosse una latente aggressività non gestita che non aspetta altro che un pretesto per esplodere. E questa aggressività cova soprattutto tra tanti giovanissimi che sono i più scatenati negli atti di teppismo. Come se non avessero ricevuto alcuna educazione, come se le loro famiglie fossero altrove. Si tratta di una generazione fragile che ha sostituito genitori e istituzioni con le predicazioni dei social e il fanatismo ammantato di religione ed è quindi in balia di eccitazioni mentali incontrollabili. In questo quadro desolante si erge la saggezza della nonna del povero Nahel.
La violenza in un Paese libero e democratico non è mai accettabile. Su questo punto non bisogna mai derogare. Si devono capire le ragioni delle poteste, quando ci sono, ma non si può mai tollerare che esse degenerino in teppismo. Le devastazioni che colpiscono la Francia non hanno alcuna giustificazione. Il poliziotto che ha ucciso il 17 enne a Nanterre è stato subito arrestato e accusato di omicidio volontario. Nessun trattamento di favore nei suoi confronti. Cosa doveva fare di più il Governo francese? Ora tocca ai giudici indagare, processare e condannare. I cittadini hanno diritto di manifestare, di chiedere anche a gran voce che fatti del genere non si verifichino e che la polizia usi i metodi corretti nel far rispettare le leggi. Ma da qui a scatenare un’ondata di violenze indiscriminate, di saccheggi e a incendiare la casa di un sindaco ce ne passa.
Gilet gialli, pensioni e la violenza facile
Purtroppo certi francesi sono inclini a perdere facilmente la testa senza neanche capire bene perché lo fanno. Successe con i gilet gialli che protestavano per l’aumento delle imposte sui carburanti finalizzato a disincentivare le auto private in difesa dell’ambente. Lo spettacolo si è ripetuto contro la riforma della previdenza che aumenta da 62 a 64 anni da qui al 2030 l’età per andare in pensione. Da noi in una settimana abbiamo portato l’età a 67 anni subito e non è successo niente. La cosa ridicola è che anche contro la riforma delle pensioni a scendere in strada erano soprattutto giovani che avrebbero dovuto invece sostenerla: se vorranno mai percepire una pensione, bisogna che il sistema sia riformato adesso. Ora è scoppiato il finimondo per l’assassinio compiuto da un poliziotto che il governo ha gestito correttamente.
L’establishment francese deve essere più inclusivo
Ogni volta che scoppiano violenze si cerca di trovare spiegazioni che le giustifichino. È un vecchio retaggio di un sociologismo approssimativo in base al quale ogni fenomeno sociale ha una sua spiegazione che finisce per legittimarlo. Nel caso francese ci sono elementi da tenere in considerazione: i disagi e l’emarginazione di molte banlieues, la mancata integrazione di popoli provenienti da ex colonie che sono francesi ma si sentono trattati con diffidenza e si sentono esclusi. C’è del vero. Anche il Regno Unito è stato una potenza coloniale. Ma il Primo ministro del Re è di origine indiana e il sindaco di Londra è originario del Pakistan. Nulla di tutto questo è finora successo in Francia A quando un algerino all’Eliseo e una tunisina all’Hotel de Matignon? È bene che l’establishment francese si apra di più e sia sempre più inclusivo soprattutto per le nuove generazioni di chi proviene da ex colonie. Questo certamente aiuterà a prevenire altre esplosioni di rabbia
Ma nella violenza di questi giorni c’è qualcosa di gravemente anomalo. È come se ci fosse una latente aggressività non gestita che non aspetta altro che un pretesto per esplodere. E questa aggressività cova soprattutto tra tanti giovanissimi che sono i più scatenati negli atti di teppismo. Come se la loro educazione non avesse insegnato nulla e come se le loro famiglie fossero altrove. Si tratta di una generazione fragile che ha sostituito genitori e istituzioni con le predicazioni dei social e il fanatismo ammantato di religione ed è quindi in balia di eccitazioni incontrollabili.
C’è voluta la saggezza della nonna del povero Nahel per dire basta.