Il Cardinale Zuppi è la persona migliore che abbia la Chiesa Cattolica per svolgere la difficile missione di pace, voluta con forza da Papa Francesco. Ha grande esperienza nella mediazione in conflitti sanguinosi, ha lo stile schietto e non affettato che invece è tipico della diplomazia. È una persona semplice, vera, che appare per quella che è, e col suo sorriso può rimuovere diffidenze. E ne incontra tante in questa attività che ha due facce: una umanitaria, con effetti che possono vedersi anche in breve tempo, e una politica che richiede tempi più lunghi i cui risultati non sono di facile previsione.
Entrambe le facce di questa missione si tengono insieme.
La parte umanitaria sembra poter essere il primo gradino di una scala per giungere ad un’intesa politica.
Serve ad avviare un dialogo su argomenti che non hanno nulla di strategico. Ma questo dialogo potrebbe aprire spiragli anche sulle questioni più spinose.
Se si tratta di garantire il ritorno in Patria di bambini ucraini che si trovano in Russia non per scelta delle loro famiglie, la missione dovrebbe ottenere dei risultati concreti.
Il Cardinale nei suoi incontri appare una persona che vuole ascoltare più che proporre soluzioni preconfezionate.
Saper ascoltare è un’arte difficile. Serve per capire cosa si cela dietro le dichiarazioni ufficiali, i pensieri nascosti, le cose cui non si intende rinunciare e quelle per le quali c’è disponibilità a trattare.
È sbagliato aspettarsi risultati immediati per la parte politica della missione del Vaticano.
Le posizioni tra Kiev e Mosca sono troppo distanti. L’Ucraina vuole liberare i propri territori illegalmente occupati. Mosca ha un suo disegno neo-imperiale che pare fondato più sulle ambizioni personali di Putin che su un sentire comune di tutti gli apparati e del popolo russo.
Rispetto ad altre ipotetiche missioni di pace quella del Vaticano si basa sulla verità e non su finzioni. Mentre altri Stati fanno calcoli politici per i propri interessi, il Vaticano ha solo interesse alla riconciliazione. Ma non si nasconde dietro un dito. A differenza di certi “pacifisti a senso unico” che finiscono per diventare, spesso consapevolmente, parte della propaganda russa, lo sforzo per la pace del Vaticano è autentico.
Papa Francesco, da quando è iniziata la guerra, in ogni intervento pubblico ricorda sempre il “martoriato popolo ucraino”.
Un addolorato richiamo che è ben lontano dal comportamento di tanti sedicenti pacifisti che urlano per privare Kiev delle armi per difendersi e tacciono in modo vile quando missili russi uccidono bambini, donne, vecchi, persone inermi che non combattono ma si trovano nelle loro case, scuole, ospedali luoghi di ritrovo. Ecco chiediamo a questi signori un gesto di onestà e civiltà: non strumentalizzate per i vostri fini la missine coraggiosa del Cardinale Zuppi.