Se sono costretta ad aumentare i tassi la colpa è delle imprese che alimentano l’inflazione scaricando totalmente sui prezzi i maggiori costi, senza condividerne il peso riducendo i loro profitti. Sembra questo il senso della reprimenda di Lagarde contro le aziende. Da tempo non si sentiva un j’accuse così forte dal pulpito della Banca. Senza ricorrere ad eufemismi la presidente della Bce ha puntato il dito contro gli imprenditori responsabili della fiammata inflazionistica che aumenta le disuguaglianze sociali e riduce il potere d’acquisto delle retribuzioni. In pratica, la famigerata spirale salari prezzi che normalmente si accompagna all’aumento dell’inflazione stavolta è stata sostituita dalla spirale profitti-prezzi, che-inevitabilmente- finirà per creare squilibri pesanti nell’economia.
Il rischio di una recessione
Se, infatti, le imprese non ascolteranno il monito di Lagarde e non ridurranno rapidamente i prezzi gettando acqua sul fuoco dell’inflazione, la Bce andrà come un treno per la sua strada continuando ad alzare i tassi che potrebbero avvicinarsi al 5% a fine anno. L’effetto combinato di questi rialzi potrebbe danneggiare tutti, anche le imprese.
Col credito più caro saliranno gli affitti, i muti e il costo dei debiti per le famiglie, per le imprese e anche per gli Stati. Un vortice pericoloso potrebbe attivare un ciclone che potrebbe colpire contemporaneamente i consumi delle famiglie ,le politiche sociali dei governi e gli investimenti delle imprese. In un quadro così fuori controllo chi potrebbe scandalizzarsi se i sindacati alzassero la voce per chiedere un recupero dei salari sull’inflazione? Tutte le variabili rischiano di finire sotto controllo e il rischio di un avvitamento delle economie verso una recessione diventa così molto concreto.
Serve una politica dei redditi
A Lagarde si potrebbe obiettare che la frenata sull’inflazione poteva essere più graduale, non così brusca e che l’obiettivo del 2% potrebbe essere raggiunto non necessariamente entro il 2024. Ci si potrebbe accontentare anche di un’inflazione del 3,5% nel 2024 con cui convivere un altro anno e poi tornare in riga. Ma l’argomento usato da Lagarde non per questo è sbagliato. Ancora una volta diventa evidente che il modo migliore per governare l’inflazione è uno solo: una rigorosa politica dei redditi che mette in condizione le banche centrali di non strozzare le economie con tassi stellari.