Pochissimi giorni fa il Garante per la protezione dei dati personali irlandese ha comunicato a Microsoft “la bozza” di una sanzione per la violazione della privacy da parte di LinkedIn, noto social media in cui ci si scambia informazioni sul tema del lavoro e del business in generale. Su LinkedIn le persone condividono informazioni, si “pubblicizzano”, aggiornano costantemente il proprio curriculum, scrivono i propri pensieri e le proprie esperienze. Solo in Italia ci sono oltre 14 milioni di iscritti. Tale piattaforma è di proprietà di Microsoft.
Ebbene, il Garante irlandese ha anticipato a MS (Microsoft) che per aver fatto un utilizzo indebito dei dati ivi raccolti, è molto probabile arrivi una multa di 432 milioni di euro.
Per questo motivo, Microsoft ha ritenuto opportuno avvisare i propri investitori. Addirittura avvisare gli investitori. Perché? Perché non pagherà i dividendi che si attendono? Perché dover modificare “i servizi” offerti comporterà una notevole modifica dei margini di guadagno? Insomma, non è senza conseguenze una eventuale sanzione. Soprattutto, il territorio europeo è ancora il più ambìto, conteso, iconico di tutti. Alla faccia dei BRICS, degli States, di Dubai e tanti altri neo balzati alla gloria degli altari. L’Europa interessa, eccome. E meno male che qualche autorità si alza e la difende.
Abbiamo ricordato pochi giorni fa che Meta ha subito una multa di ben 1,2 miliardi di euro.
Siamo di fronte ad una battaglia, o forse una guerra. Quel che è certo è che si tratti di uno scontro e il campo di battaglia non è né Caporetto, né una Baia dei Porci, nè Waterloo: il campo di contesa sono i dati personali, abitudini, pensieri, opinioni, trend, contatti che dall’Europa partono gratis verso altri lidi, dove vengono analizzati e probabilmente anche influenzati. Quando si sa tutto o quasi di una persona, non è difficile portarla a fare una scelta piuttosto che un’altra.
Va anche ricordato che circa due anni fa il Garante per la protezione dei dati personali avviava un’istruttoria nei confronti di LinkedIn a seguito della violazione dei sistemi del social network che portò alla diffusione di dati degli utenti (compresi ID, nominativi completi, indirizzi email, numeri di telefono, collegamenti ad altri profili LinkedIn e a quelli di altri social media, titoli professionali e le altre informazioni lavorative inserite nei propri profili dagli utenti).
A breve, aggiornamenti sull’ufficialità o meno di questa ennesima multa stellare, sempre sul tema privacy, sempre in Europa, e soprattutto sempre nei confronti di un colosso del web americano.