“Al mese di maggio 2023, i minori non accompagnati accolti in Italia risultavano essere 20.510, di questi 3.881 sono bambini e bambine fino ai 14 anni di età. Dall’inizio del 2023 fino a metà giugno sono oltre 6 mila i minori stranieri non accompagnati arrivati nel nostro Paese dopo aver attraversato il Mediterraneo. Sebbene negli ultimi anni l’incidenza sugli arrivi via mare sia diminuita (15,8% nel 2021, 11,5% nel 2022, 11, 1% nel 2023), in termini assoluti i bambini e gli adolescenti arrivati nel corso dell’anno sono più del doppio di quanti erano arrivati nello stesso periodo lo scorso anno (erano 2.505 il 13 giugno del 2022)”. È quanto riferisce Save the Children che continua a lavorare per garantire la tutela dei minori migranti non accompagnati che giungono in Europa avanzando alcune proposte come un sistema europeo strutturato di ricerca e soccorso in mare, un monitoraggio indipendente delle frontiere, e il potenziamento della prima accoglienza. “I bambini, le bambine e gli adolescenti che arrivano via mare portano con sé un bagaglio pesante: le violenze, i conflitti, la crisi climatica e la povertà nei loro paesi di origine, i soprusi e le violazioni subite lungo le rotte, insieme al senso di angoscia e al dolore per la lontananza da casa. Al tempo stesso, hanno una forte determinazione, la capacità di guardare avanti, la volontà di realizzare i loro progetti per il futuro”, dichiara Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children. “Chiediamo innanzitutto un impegno diretto delle istituzioni italiane, degli Stati membri e dell’Unione Europea, che stanno avviando i negoziati per i regolamenti su Asilo e Migrazione, per la creazione di un sistema europeo strutturato di ricerca e soccorso in mare, che garantisca lo sbarco rapido in un porto sicuro nel minor tempo possibile e salvaguardi la vita e risparmi ulteriori sofferenze ai numerosi bambini e ragazzi che si trovano spesso a bordo. L’Italia può vantare una delle migliori leggi in Europa in materia di protezione dei minori stranieri non accompagnati, la legge 47 del 2017, fortemente voluta da Save the Children e dalle principali Organizzazioni di tutela dei diritti di minori, migranti e rifugiati e dagli operatori del settore”, ha aggiunto. “Questa normativa ha garantito ai minori non accompagnati una dimensione di tutela decisamente maggiore che in passato, con il fondamentale cambiamento di prospettiva sulla preminenza dello status di minore rispetto a quello di migrante. Tuttavia, ad oggi, la legge non è stata ancora pienamente attuata e continuano a persistere al-cune criticità, a partire dalla situazione alle frontiere e la prima accoglienza. Oggi vogliamo dare il nostro contributo con delle proposte concrete, finalizzate a garantire ai minori stranieri non accompagnati, ade-guata accoglienza, protezione e inclusione. La protezione dei minori migranti è una delle più importanti sfide con cui il sistema Paese deve misurarsi, che necessita di risposte coordinate e strutturate, uscendo dalla logica emergenziale, e solo la fattiva collaborazione tra tutti gli attori in campo può delineare una strategia efficace di tutela e di inclusione sociale”, conclude Daniela Fatarella. Le frontiere, esterne e interne all’Europa, rappresentano luoghi critici per i minori e per le persone vulnerabili, a causa dell’alto rischio di cadere in reti di sfruttamento o andare incontro ad abusi. È fondamentale che sia assicurato sempre il rispetto dei loro diritti e la piena protezione, anche a partire dall’individuazione dei rischi e delle vulnerabilità dei minorenni nell’ambito dello svolgimento delle procedure e ai controlli legati all’ingresso nel territorio. Per questi motivi, Save the Children chiede che, “nell’ambito dei negoziati in atto al Parlamento e al Consiglio europeo per i Regolamenti previsti dal Patto europeo sull’Asilo e la Migrazione, vengano espressamente previsti meccanismi indipendenti di monitoraggio delle frontiere realizzati da organizzazioni umanitarie, organismi internazionali e rappresentanti della società civile, nell’ambito di una collaborazione e di un dialogo con la polizia di frontiera, che può svolgere un ruolo chiave nella protezione di bambini e adolescenti. Altrettanto cruciale è promuovere una cooperazione bilaterale tra polizie di paesi confinanti trasparente, volta ad assicurare la corretta identificazione di bambini e adolescenti, al fine di scongiurare respingimenti di minorenni”. “Per quanto riguarda i minori che giungono in Italia e intendono raggiungere altri Stati membri dove hanno legami familiari o di comunità, è importante prevedere un nuovo meccanismo di trasferimento che assicuri procedure di ricongiungimento familiare più agevoli e rapide, anche con fratelli, sorelle e altri membri della famiglia, rafforzando la comunicazione interistituzionale. La prima accoglienza è uno snodo fondamentale anche per il successivo percorso di questi ragazzi. È necessario quindi prevedere un numero adeguato di posti su tutto il territorio, standard di qualità elevati e servizi che mettano al centro la loro tutela e il loro benessere e siano in grado di garantire un percorso di crescita dignitoso”, sottolinea l’Associazione. “Il momento della prima accoglienza in Italia è cruciale per assicurare ad ogni minore solo che giunge nel nostro Paese la necessaria protezione, scongiurando il rischio di cadere in reti di sfruttamento, e l’avvio di un percorso di inclusione. Per questo motivo, ribadiamo la necessità di un sistema nazionale organico di prima accoglienza, previsto dalla legge 47 e ancora inattuato, con la attivazione di Centri di prima accoglienza distribuiti sul territorio nazionale specificamente dedicati ai minori per un tempo di permanenza di 30 giorni massimo, funzionali alla definizione del loro successivo percorso e collocamento nella rete della accoglienza diffusa (rete SAI) gestita dai Comuni, con un focus particolare sulla promozione dell’affido familiare. Oggi purtroppo, con l’eccezione di alcuni esempi virtuosi, l’accoglienza dei minori immediatamente dopo l’arrivo di realizza essenzialmente in strutture di emergenza, tra cui i CAS minori, con tempi molto più lunghi e anche in luoghi, come gli hotspot, in cui la permanenza tra adulti e minorenni è promiscua”, afferma Raffaela Milano, Direttrice Programmi e Advocacy Italia Europa di Save the Children.