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Il movimentismo di Schlein mobilita ma non convince il Pd

Alla direzione propone un'estate militante. Scintille con Renzi
martedì, 20 Giugno 2023
1 minuto di lettura

Partito o movimento? Guida solitaria o collegiale? Concretezza o slogan ad effetto? Primato dell’iniziativa a sinistra o inseguimento dei 5Stelle?
La segretaria non ha sciolto questi dilemmi. Ma i suoi critici hanno sfumato i toni e sotterrato l’ascia di guerra. Merito soprattutto del Presidente Bonaccini che ha invitato tutti a non indebolire Schlein ma ha chiesto più dibattito interno. Resterà deluso? Probabilmente. Perché la segretaria intende dare un’identità nuova, di sinistra-sinistra ad un partito che dalla fondazione nel 2007 è stata una formazione di sinistra-centro. E per imprimere la sua svolta radicale Schlein non pare intenzionata a tener conto di chi vuole frenarla. Chi ci sta ci sta.

L’errore che commette Schlein è speculare quello dei suoi predecessori. La vecchia guardia Pd aveva scelto una linea moderata e tendente al riformismo ma aveva interrotto il dialogo con la sua base popolare, trascurato le periferie, limitate le mobilitazioni di massa e si era chiusa nelle stanze dei bottoni ignorando le piazze

Schlein rischia di fare il contrario: per riprendere i contatti con la base, aprire circoli nei luoghi di lavoro e riempire le piazze cambia i contenuti del partito, getta alle ortiche il riformismo e tira fuori dalla soffitta un polveroso massimalismo che per ora non mostra alcuna concretezza. Ma così facendo Schlein rischia di rendere il Pd sempre più simile a quel Movimento 5S da cui invece dovrebbe differenziarsi nettamente e prendere le distanze. Il pericolo è che sia Conte a dettare l’agenda della sinistra massimalista e Schlein a cercare di inseguirlo.

Il che sarebbe un suicidio politico senza precedenti. La segretaria dovrebbe rendersi conto che mentre il capo dei 5 Stelle non ha una opposizione interna -a parte le sparate di Grillo che fa di tutto per danneggiare Conte- lei ha una forte minoranza con cui deve fare i conti se non vuole rischiare una spaccatura esiziale. Per ora la minoranza borbotta ma non sbotta, Bonaccini non soffia sul fuoco. Ma se Schlein vorrà fare di testa sua non avrà vita facile.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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