lunedì, 16 Dicembre, 2024
Politica

Il dilemma di Schlein tra il “partito” dei sindaci e quello delle toghe

La prima vera grana per la segretaria del Pd riguarda il dissenso del nutrito e autorevole stuolo di sindaci e amministratori locali che si sono schierati a favore della cancellazione dell’abuso d’ufficio voluta da Nordio. È davvero singolare che Schlein prima unirsi al coro del secco no dei magistrati e di Conte non si sia consultata gli eletti del Pd che sulla loro pelle sentono ogni giorno il peso di una fattispecie di reato che paralizza l’attività amministrativa locale. È forse un segnale che la segretaria vuol seguire l’andazzo tradizionale del Pd che spesso ha esibito una sorta di dipendenza psicologica nei confronti delle toghe? Intanto si è creata una spaccatura nel partito che sarà molto difficile sanare e che è rivelativa della distanza dei vertici del Pd dalle sensibilità di una sua componente molto importante.

Un tempo si parlava addirittura di ricorrere al “partito dei sindaci” alludendo ad una possibile prima fila del Pd costituita dagli eletti nei Comuni forte di una presa diretta sui cittadini che li eleggono.

I tempi forse sono cambiati ma, a quanto pare, è mutato anche lo stile nei rapporti che dovrebbero intercorrere tra la segreteria del partito e i suoi uomini di punta nelle amministrazioni locali. E non è un buon segnale.

È rivelativo del rischio di astrattezza delle posizioni della segretaria e della sua tentazione massimalistica che non le sarà per nulla d’aiuto a distinguersi dal M5S.

Nel Pd è sempre stata molto forte la simpatia e il sostegno, spesso acritico, nei confronti delle posizioni assunte dall’Associazione nazionale magistrati nonostante il sindacato delle toghe non abbia ricambiato le attenzioni. Quando, nel 2017, era presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo lanciava fulmini e saette contro l’allora ministro della Giustizia del Pd Andrea Orlando prefigurando fantomatici attacchi all’indipendenza dei giudici. Sarebbe ora che Schlein elaborasse le sue scelte nella politica della giustizia senza farsi condizionare dal “partito” dei giudici e ritrovando il coraggio necessario per ribadire il primato della politica. Altrimenti rischia di fare battaglie di retroguardia.

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