Conto alla rovescia per il crollo della sanità pubblica. Due pilastri del servizio sanitario stanno cedendo: l’annuncio di una nuova ondata di medici in fuga dagli ospedali, e la crisi inarrestabile dei Pronto soccorso. Dopo le manifestazioni nazionali promosse da sindacati, associazioni di categoria e quelle dei cittadini, l’Anaao Assomed sottolinea non solo la vasta partecipazione ottenuta, ma anche l’imminente disgregazione del Servizio sanitario. “È allo stremo e o si agisce bene e in fretta o noi non permetteremo al servizio di disgregarsi, siamo pronti a tutto”, scrive il sindacato dei medici e dirigenti sanitari, “Se arriveremo allo sciopero, e se accadrà sarà anche perché avremo un contratto che al momento è stagnante, non sarà lo sciopero di un giorno. Così come di sicuro non sarà l’unico strumento estremo che useremo. Non escluso, neanche le dimissioni di massa”.
La fuga dagli ospedali
L’associazione dei medici annuncia che l’insoddisfazione è tale che spiega l’Anaao di aver ricevuto, “nel giro di un mese, 5.000 richieste di informazioni per dimissioni di massa. C’è voglia di scappare dal Servizio sanitario che è una gabbia”.
Sanità commissariata dal Mef
C’è un aspetto che i sindacati denunciano, quello di una mancanza di attenzione da parte della politica e soprattutto dal Governo. “In passato con le istituzioni c’è stato un dialogo parziale, frammentato e non utile, evidentemente. Oggi abbiamo un dialogo, almeno con il ministro”, osserva l’Associazione, “Il problema è che forse il ministero della salute ha un dialogo frammentario e non utile con il ministero dell’Economia. La netta impressione è che il vero ministero della Salute sia il Mef e questo è grave, perché vuol dire che si continua a considerare la sanità un costo, come è stato negli ultimi 20 anni”. I medici rivendicano di essere una settore produttivo oltre che sociale.
“La sanità è un servizio e una risorsa, imprescindibile e che produce indirettamente economia, cosa che il Mef dovrebbe comprendere”.
Il perché tutto crolla
I medici e dirigenti del servizio pubblico sottolineano come il problema sia enorme e di questo non si parla.
“Stiamo cercando di coinvolgere i cittadini perché il problema è diventato sociale”, ma il cittadino “oggi”, osserva l’Anaao sembra sopito. “Evidentemente dà per scontato il fatto di accedere gratuitamente al farmaco per la chemioterapia, che costerebbe a pillola 150 euro, così come altre prestazioni. Invece tutto questo è a rischio, perché da una parte abbiamo il disegno di autonomia differenziata, dall’altra si continua con il disinvestimento economico e organizzativo del Ssn. Ci si ostina a proseguire con leggi anacronistiche quali il tetto di spesa al personale, il taglio dei posti letto, ben 35mila da quando è entrato in vigore il decreto 70. Così facendo”, avverte il sindacato, “non si permette al cittadino di accedere in ospedale come luogo di cure, bensì lo si costringe ad accedervi con l’unica porta di ingresso che è il pronto soccorso. Questo significa smantellare il sistema di cure”.
Le richieste al Governo
“Al ministero della Salute”, ribadisce l’Associazione dei medici e dirigenti, “chiediamo di non farsi più commissariare dal Ministro dell’economia e finanze e di riconquistare la sua funzione. Perché se è vero che Schillaci è nostro alleato, è anche vero che c’è un problema politico di peso che ha all’interno del Governo”. “Il ministero della Salute”, osserva il sindacato, “dovrebbe essere il perno del Welfare State ma sembra che il Governo non la pensi così”.
Incubo Pronto soccorso
Altro tema, quello che è un concentrato dei problemi della sanità pubblica, è il settore di emergenza-urgenza. “Il Pronto soccorso esce malconcio dal decreto ‘Bollette’, ora legge dello Stato. Dibattuto e modificato più volte, non contiene alcuna norma che possa risollevare le sorti di un luogo di cura in grande crisi”, il giudizio della Commissione emergenza-urgenza Anaao Assomed è estremamente critico.
“Il colpo di mannaia inferto al Pronto Soccorso è rappresentato dalla “sanatoria” sulla partecipazione ai concorsi pubblici per l’Emergenza-Urgenza di medici privi di alcuna specializzazione, che ci appare paradossale e illegittima”, sottolinea l’Associazione dei medici e dirigenti, “in quanto viola chiaramente principi fondamentali di accesso ai ruoli del Sistema sanitario nazionale riducendo le garanzie sulla sicurezza delle cure”.
A rischio medici e pazienti
L’Anaao denuncia limiti, incongruenze, ed errori che mettono in crisi il personale e a rischio chi si ricovera. Il tutto senza una via di uscita sia per medici sua per le strutture che non sono ammodernare e sia per un confronto con il Governo che resta inspiegabilmente fermo.
“Resta poi un mistero il motivo per il quale neppure questo Governo, come i precedenti, ritenga fondamentale introdurre misure legislative per risolvere e contenere il boarding – la drammatica e pericolosa attesa nei Pronto Soccorso per giorni o settimane di un posto letto in reparto -: nessun incremento dei letti almeno in reparti specifici, nessuna metodologia di assegnazione dei ricoveri come già attuato in alcune regioni o di pianificazione delle dimissioni”.
Migliorare rimane un sogno
Le incongruenze sono tali che stando alle valutazioni del sindacato si assiste alla beffa delle indennità dei medici, fino al coinvolgimento di cooperative esterne che hanno solo rapporti terzi con le Asl. “Il percorso per il miglioramento del lavoro in emergenza-urgenza, garanzia di cura per i cittadini, è ancora un sogno fra ostacoli e trabocchetti”, rivela il sindacato dei medici ospedalieri, “a quando un tavolo di lavoro nazionale e regionale sull’emergenza urgenza che si confronti con i principali attori e non con gli spettatori a distanza? Per anni sono stati emanati provvedimenti legislativi claudicanti invece di valutarli con conoscenza e coi referenti che operano nel Servizio sanitario nazionale”.
Assistenza incompleta
Le conclusioni sull’efficienza dei Pronto soccorso sono dure. “Riteniamo”, conclude la Commissione dei medici e dirigenti, “che senza una riorganizzazione ordinata del sistema emergenza urgenza, che non preveda interventi spot, ma che prenda in considerazione il concetto di presa in carico del paziente e della reale definizione e distinzione tra il termine di emergenza e urgenza con relativa integrazione ospedaliera territoriale delle cure, difficilmente potremo continuare ad assicurare ai cittadini cure di qualità e complete”.