I dati sull’inflazione di maggio comunicati ieri dall’Istat dimostrano come qualcosa si muova sul fronte dei prezzi. In pratica, nonostante in alcuni settori i costi rimangano elevati, il trend ha invertito la rotta e finalmente i listini della spesa tornano a scendere. Secondo l’istituto di statistica a maggio il tasso generale dell’inflazione ha ripreso a calare, tornando, dopo la risalita registrata ad aprile (8,2%), al livello di marzo 2023 (+7,6%). Un rallentamento dovuto, per l’Istat, in particolar modo al calo del prezzo dei beni energetici non regolamentati (da +26,6% a +20,3%) e, in misura minore, di quelli degli alimentari lavorati (da +14,0% a +13,2%), degli altri beni (da +5,3% a +5,0%), dei servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +5,6%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,9% a +6,7%). Prosegue anche la fase di rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi del “carrello della spesa” (il paniere creato per raggruppare i prodotti e i servizi ad alta frequenza d’acquisto), che sempre a maggio è pari a +11,2 per cento, rispetto all’11,6% del mese precedente.
Anche secondo le proiezioni macroeconomiche elaborate dalla Banca d’Italia, nel triennio 2023-25 l’inflazione al consumo sarebbe pari al 6,1 per cento nella media di quest’anno e diminuirebbe al 2,3 il prossimo e al 2,0 nel 2025. L’inflazione di fondo rimarrebbe ancora elevata nel corso di quest’anno, per ridursi nel prossimo biennio, coerentemente con una trasmissione graduale dei minori costi dell’energia.
Livelli ancora pesanti sugli italiani
Ma sono numeri, quelli dell’Istat, che non fanno dormire sonni tranquilli al Codacons, secondo il quale il calo dell’inflazione dipende solo grazie al rallentamento dei beni energetici e non da altri fattori. Per il presidente Carlo Rienzi infatti i prezzi degli alimentari rimangono a livelli sostenuti, “impattando sulle tasche delle famiglie”. Non c’è da essere entusiasti sui dati di maggio anche secondo l’Unione Nazionale Consumatori, visto che si è tornati in pratica ai livelli di marzo e che principalmente, “in tutto il resto d’Europa, salvo l’Olanda, l’Inflazione di maggio è più bassa di quella di marzo”, sottolinea il presidente Massimiliano Dona secondo il quale resta un’inflazione stellare. Curiosità: qual è la città sul podio dei rincari? Milano, dove l’inflazione tendenziale è pari a +7,9%, con una spesa aggiuntiva annua di 2145 euro per una famiglia media. Seguono Genova e Bolzano.
Secondo Confesercenti poi il percorso di rientro dell’inflazione è lento e dunque continua l’erosione del reddito disponibile di ciascuna famiglia e dunque “questo avrà un impatto anche sulla ripresa dei consumi, che rallenta anch’essa: nel 2025 dovrebbero mancare ancora 18 miliardi rispetto ai livelli pre-pandemia”, il parere dell’Ufficio economico dell’associazione delle imprese italiane.