A Palermo, in occasione del 40esimo anniversario della strage di via Scobar, ha avuto luogo la cerimonia di commemorazione in onore del Capitano Mario D’Aleo, dell’Appuntato Giuseppe Bommarito e del Carabiniere Pietro Morici, vittime di un agguato mafioso. Subito dopo l’attentato furono conferite, dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, tre medaglie d’oro al Valor civile per ricordare il sacrificio e il coraggio dei carabinieri morti nell’attentato, con la motivazione: “Comandante e militari in servizio a Compagnia Carabinieri operante in zona ad alto indice di criminalità organizzata, pur consapevoli dei gravi rischi cui si esponevano, con elevato senso del dovere e sprezzo del pericolo, svolgevano tenacemente opera intesa a contrastare la sfida sempre più minacciosa delle organizzazioni mafiose. Barbaramente trucidati in un proditorio agguato teso con efferata ferocia, sacrificavano la loro giovane vita in difesa dello Stato e delle Istituzioni”. Gli autori del delitto e i mandanti mafiosi vennero poi individuati e condannati all’ergastolo. Durante la cerimonia commemorativa celebrata ieri mattina alla presenza del Comandante Generale di Corpo d’Armata Teo Luzi, delle autorità civili e militari e dei familiari delle vittime sono stati resi gli onori ai Caduti ed è stata deposta sul luogo una corona d’alloro. Inoltre, presso il Gruppo Carabinieri di Monreale è stato presentato l’altorilievo raffigurante le tre vittime, realizzato e donato dal ceramista Nicolò Giuliano. Presso il Duomo di Monreale è stata celebrata la messa officiata dall’Arcivescovo della locale Diocesi, Monsignor Gualtiero Isacchi, il quale ha rammentato: “Questi Carabinieri si sono immolati come il sale della terra, con eroico sacrificio, per assicurare alla collettività un futuro migliore”. Anche il Comandante Luzi a margine della commemorazione ha asserito: “Siamo qui per celebrare tre eroi dell’Arma: Mario D’Aleo, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici. Tre eroi che andarono incontro alla morte in modo per certi versi consapevole, perché il quadro di riferimento in cui operavano era molto violento: il nostro dovere è ricordarli e dire ai familiari che non sono morti invano. In questi quarant’anni molte cose sono cambiate, c’è stato un cambiamento culturale importante per Palermo come anche per la Sicilia e l’Italia è fondamentale però non abbassare la guardia perché la battaglia nei confronti della criminalità organizzata, e soprattutto nei confronti di Cosa nostra, è ancora lunga”.