Tre notizie per seguire cosa accade nel mondo del lavoro. Due positive, l’aumento degli occupati con oneri sociali più alti, e il drastico calo degli ammortizzatori sociali e di ore di cassa integrazione.
La terza negativa, segnalata dai sindacati, è sul del lavoro minorile “fenomeno radicato nel Paese, figlio di disagio socio economico”.
L’aumento degli occupati
La buona notizia arriva dall’Istat. Da gennaio a marzo 2023 gli occupati sono cresciuti di oltre mezzo milione. Un record che si unisce al fatto che “è l’ottavo trimestre consecutivo che si osserva un aumento tendenziale dell’occupazione”, calcola l’Istat nella nota sul “mercato del lavoro”. Ad essere precisi, nel primo trimestre l’Istituto indica un aumento di 513 mila occupati rispetto al primo trimestre 2022 (+ 2,3%) e una crescita rispetto al trimestre precedente di 104 mila unità (+0,4%). Di conseguenza sono aumentate le ore di lavoro che rispetto al 2022 hanno avuto un balzo del 3,3%.
Effetto post pandemia
La crescita nelle valutazioni dell’Istituto di statistica arriva dopo il crollo generato dalla pandemia e le molteplici restrizioni anti contagio.
“Dopo il brusco calo generato dagli effetti della pandemia”, annota l’Istat, “è infatti iniziata nel secondo trimestre 2021 (con una crescita pari al 2,2%), è proseguita a ritmi sostenuti tra il terzo 2021 e il secondo trimestre del 2022 (arrivando al 4,1% nel primo 2022), è rallentata nel terzo e quarto trimestre 2022 (non superando l’1,5%), per tornare al 2,3% nel primo trimestre 2023”.
Più contratti indeterminati
Nello scandagliare i dati emerge un dato significativo, l’aumento dei contratti a tempo indeterminato.
“L’aumento degli occupati nel primo trimestre rispetto al trimestre precedente coinvolge i dipendenti a tempo indeterminato (+92 mila, +0,6%) e gli indipendenti (+27 mila, +0,5%), mentre”, illustra l’Istituto, “i dipendenti a termine risultano in lieve calo (-15 mila, -0,5% in tre mesi). Anche in termini tendenziali, l’aumento dell’occupazione riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (+3,7%) e gli indipendenti (+1%), mentre si riduce il numero dei dipendenti a termine (-2,7%); rispetto al primo trimestre 2022, prosegue il calo dei disoccupati (-76 mila in un anno, -3,5%) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-558 mila, -4,3%)”.
Si afferma il full time
Significativo è l’interesse dei datori di lavoro nell’aumento dei contratti a tempo pieno, che battono quelli part time.
“Si intensifica”, fa presente l’Istat, “la crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti che, nel complesso, aumentano dell’1,1%, per effetto sia di un’accentuata crescita della componente a tempo a tempo pieno (+1%) sia di una spinta al rialzo della componente a tempo parziale (+1,4%)”. “In termini tendenziali”, segnala l’Istat, “la crescita delle posizioni dipendenti è pari al 3,1% e l’aumento è stato più intenso per la componente dei full time (+3,6%) rispetto a quella dei part time (+1,7%). In aumento anche le ore lavorate per dipendente, in termini congiunturali (+1,9%) e, soprattutto, in termini tendenziali (+4,6%); il ricorso alla cassa integrazione scende a 8,7 ore ogni mille ore lavorate”.
Salari più alti e più contributi
Per i lavoratori c’è un aspetto positivo che segna una svolta e che riguarda le buste paga. L’Istat parla di una crescita
“rilevante”, circa l’aumento del costo del lavoro per Unità di lavoro dipendente (Ula) nel primo trimestre che “raggiunge valori tra i più alti in serie storica”. Un aumento retributivo a cui si aggiunge una crescita degli oneri sociali. Su anno la crescita con un +3,4% per la componente retributiva e un +5,4% e per gli oneri sociali. Analizzando la crescita salariale è legata agli importi una tantum, mentre l’aumento degli oneri sociali è dovuto alla riduzione degli interventi di decontribuzione per il periodo 2021-2022.
Scendono i disoccupati
Uno sguardo alla disoccupazione permette di cogliere un aumento del tasso di occupazione che sale al 60,9% e un calo del tasso di inattività 15-64 anni che scende al 33,7%. I disoccupati sono 2 milioni 013 mila, con un saldo di 23 mila in più dei tre mesi precedenti (-76 mila sull’anno), mentre gli inattivi di 15-64 anni sono 150 mila in meno, fino a quota 12 milioni 535 mila.
Ammortizzatori sociali in calo
La seconda buona notizia è resa nota dai sindacati. “Nel quadrimestre 2023 si registra una tendenziale e forte riduzione degli ammortizzatori sociali”, rende nota la Uil, “Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, infatti, le ore autorizzate dall’Inps scendono del 52,1% per complessive 152,3 milioni di ore (di cui 145,3 milioni di cassa integrazione e 7 milioni di Fondi di Solidarietà presso Inps)”. In altri versi la flessione di ore arriva al 91,6% se consideriamo il medesimo quadrimestre del 2021, ma in questo caso è bene ricordare, osserva la Uil, “il robusto sostegno della cassa integrazione con causale covid-19, che dal 1 aprile 2020 al 31 marzo 2022 ha totalizzato un numero di ore pari a 6,7 miliardi, l’equivalente di 7 anni di cassa integrazione della precedente crisi economica“.
Aiuti alle aree alluvionate
Abbiamo visto, spiega la Uil, quanto gli ammortizzatori sociali e le misure di sostegno messe in atto durante la pandemia, siano state una boccata di ossigeno. “Oggi di questo supporto ne ha forte bisogno”, puntualizza il sindacato, “tutto il tessuto produttivo-occupazionale interessato dall’alluvione dell’Emilia Romagna e Marche.
Varrebbe la pena aprire un confronto su un ammortizzatore strutturale da rendere disponibile nel caso di nuove emergenze, viste le conseguenze imprevedibili dei cambiamenti climatici in atto”.
Lavoro minorile da fermare
Nel mondo del lavoro non ci sono solo questioni salariali e di contratti, un aspetto sul quale la Cgil insiste è il lavoro minorile. “Figlio innanzitutto di disagio socio economico, marginalità ed esclusione sociale”, evidenzia il sindacato in uno studio, “le cui dimensioni non possono non far riflettere sulla disattenzione delle Istituzioni e sull’inefficacia delle misure di contrasto messe in campo”. Per la Cgil bisogna rafforzare il sistema di protezione sociale e intervenire contro la dispersione scolastica, “legata a doppio filo al lavoro minorile e che con esso rappresenta la più grande sconfitta delle istituzioni e di tutta la comunità”, spiegano le segretarie confederali della Cgil Daniela Barbaresi e Maria Grazia Gabrielli “la relazione tra lavoro minorile e dispersione scolastica è un aspetto drammatico perché fa venir meno un diritto fondamentale che la Repubblica, a cui la Costituzione attribuisce il compito di rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo e crescita delle persone, dovrebbe garantire”.
Più protezione sociale
“È necessario”, propongono Barbaresi e Gabrielli, “rafforzare il sistema di protezione sociale mettendo le istituzioni nelle condizioni di intercettare e soprattutto rispondere ai bisogni, complessi e molteplici, espressi e inespressi di quelle famiglie e di quei minori, garantendone la presa in carico complessiva. Per questo”, fanno presente le dirigenti della Cgil, “servono politiche idonee a promuovere l’inclusione sociale e investimenti forti, in termini di risorse, organizzazione, personale, competenze per rafforzare l’infrastruttura sociale nei territori”.