Confagricoltura è tornata a parlare del crollo della diga Kakhova sul fiume Dnipro, in Ucraina, ribadendo che “Oltre al pesante impatto di carattere umanitario, avrà rilevanti conseguenze sui livelli produttivi dell’agricoltura. I futures relativi al prezzo del grano sui mercati internazionali hanno già fatto registrare un aumento del 2,6%”. “Secondo i dati preliminari diffusi dal ministero delle Politiche Agricole di Kiev, circa 10mila ettari di terreno agricolo risultano completamente allagati sulla riva destra dell’area di Kherson controllata dalle forze ucraine. Sono inoltre fuori uso i sistemi che lo scorso anno hanno consentito l’irrigazione di circa 580mila ettari, sui quali sono state raccolte 4 milioni di tonnellate di cereali e semi oleosi per un valore di 1,4 miliardi di euro”, si legge in una nota. “Con il crollo della diga i danni rivestono un carattere strutturale e avranno effetti prolungati negli anni. Otre il 90% dei sistemi irrigui nell’area di Kherson sono rimasti privi di una fonte di approvvigionamento idrico. Nel Sud dell’Ucraina, pertanto, l’anno prossimo i terreni non potranno essere coltivati o daranno rese nettamente inferiori alla media”, prosegue la nota di Confagricoltura. “I prodotti agricoli dell’Ucraina, in particolare cereali e semi oleosi rivestono un ruolo fondamentale per il rifornimento dei mercati internazionali. Nel 2021, le esportazioni di settore si attestarono a circa 27 miliardi di euro. L’accordo sul ‘grano dal Mar Nero’, che consente l’export via mare delle produzioni ucraine, ha contribuito a evitare finora una crisi alimentare globale”, ricorda Confagricoltura. “Nei giorni scorsi la Commissione Ue ha evidenziato che le esportazioni di cereali verso i Paesi del Nord Africa e dell’Africa subsahariana sono ammontate nei primi due mesi di quest’anno a 3,9 milioni di tonnellate, circa 770 mila in più sullo stesso periodo del 2022”, conclude.