mercoledì, 3 Luglio, 2024
Società

Violenza contro le donne: approvata stretta sui violenti, ma senza formazione impossibile sconfiggere

È quello che vorremmo tutte: non solo una legge che ci protegga e garantisca l’incolumità, non solo la certezza della miseverità delle pene per gli aggressori, ma la certezza di avere salve vita, libertà e dignità. Su questo diritto alla vita, che dovrebbe essere inalienabile, però, per quanto sia atroce rilevarlo, è calato già 47 volte il sipario della morte.

Nel 2022 ne sono state uccise 124 donne, in 102 casi il delitto si è consumato in ambito familiare affettivo (82%), in particolare 60 donne sono state uccise dal partner o ex partner (48%), secondo i dati del Dipartimento di pubblica sicurezza. Nello stesso anno gli uomini uccisi sono stati 190, 37 in ambito affettivo (19%) e, nel dettaglio, 6 per mano della partner o ex partner (3%). 47 il numero delle donne uccise dall’inizio dell’anno: di queste, 39 sono vittime di femminicidi, quasi otto al mese. Gli ultimi dati ufficiali a disposizione sono quelli aggiornati al 28 maggio dal Dipartimento di pubblica sicurezza nel report settimanale pubblicato sul sito del Viminale. Nella maggior parte dei casi queste vite spezzate lasciano orfani disperati, che dovranno fare i conti con i traumi e i segni indelebili di tale orrore, che sono altrettante vittime annientate nell’identità. Molte di queste storie erano tragedie annunciate e evitabili, a fronte di un riconoscimento del pericolo e della messa in campo di un cordone tempestivo di protezione per la vittima e di contenimento delle azioni del carnefice. Per questo è importante, anche se non omni-risolutiva, l’approvazione del Ddl sulla violenza contro le donne. Il 7 giugno il Consiglio dei Ministri ha, infatti, approvato un disegno di legge che prevede una serie di misure volte sia alla prevenzione della violenza, quanto alle azioni tempestive ed efficaci per la punizione del reo e il contenimento del potenziale criminale. Sono state rafforzate le misure cautelari: il braccialetto elettronico, il distanziamento fissato a 500 metri e non solo dall’abitazione della vittima ma anche nei luoghi che abitualmente frequenta, l’ammonimento e previsto l’arresto in flagranza differita con la produzione di video e foto.

Ma è anche un provvedimento che mira a ridurre i tempi di tutte le fasi dei procedimenti visto anche alcune condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Per sveltire i processi i reati di specie verranno inseriti nell’elenco di quelli considerati prioritari. Inoltre la vittima, o gli eredi, in stato di bisogno può chiedere una provvisionale sulla liquidazione definitiva dell’indennizzo proprio per consentire a chi è stato offeso di non dover attendere la fine dell’iter giudiziario. Vittime che saranno costantemente informate: sapranno quando l’aggressore tornerà in libertà o della presenza nella propria città dei centri antiviolenza.

La ministra alla Famiglia e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella, dopo aver elencato le misure introdotte nel ddl, ha sottolineato che “Tutto questo non basta se non viene accompagnato da un cambiamento culturale e se non c’è una presa di coscienza delle nuove generazioni”. Questa riflessione è assolutamente necessaria e condivisa, anche alla luce dell’assassinio della giovane Giulia Tramontano e del suo bambino. Queste morti, a cui, in questa catena sempre rinnovata, mi duole sommare, l’ennesima vittima di ieri, Maria Brigida Pesacane, continuano a sbatterci in faccia una verità non più ignorabile: per educare occorre conoscere e riconoscere il potenziale distruttivo, mostruoso che alberga nel fondo della psiche, occorre conoscere l’esistenza di disturbi di personalità gravi che ben si mimetizzano in società, occorre conoscere secoli di storie di disuguaglianza e mercificazione e annientamento dell’identità femminile, perché senza queste consapevolezze non è possibile intervenire sulle forze e sulle spinte che si oppongono non solo alla vita e alla libertà delle donne, ma anche alla relazione paritaria, e al riconoscimento della soggettività insopprimibile dell’altro da sé.

La storia di Giulia, che in questa fine di maggio, è diventata la figlia e la sorella ideale che tutte abbiamo pianto, è un monito e una preghiera che dovrebbe arrivare a tutte e tutti coloro che hanno la disgrazia di imbattersi in una personalità narcisistica, ossia distruttiva, che usa, mente e manipola senza argini morali, al solo scopo di ottenere vantaggio e soddisfazione del proprio ego, incapace di risonanza emotiva con l’altro: non diciamo mai a me non può succedere. Il primo passo per salvarsi da un pericolo è non stupirsi della sua esistenza, solo così si colgono i segnali.
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