Ospite di uno dei piú noti podcast al mondo, The Diary of a CEO, Mo Gawdat, ex capo di Google X, la divisione di Google che si occupa di progetti innovativi, ha detto che l’intelligenza artificale cambierá tutto nel giro dei prossimi due anni. “È piú di un’emergenza ed è qualcosa di molto piú grande del cambiamento climatico, che ci crediate oppure no”.
Il motivo di tanta apocalittica preoccupazione sta nel fatto che, paradossalmente, l’intelligenza artificiale è la storia di un incredibile successo. Il problema è adesso saperlo gestire e/o metterci un freno come avvenuto in materia di clonazione umana o ricerca su armi biologiche.
Sono infatti troppi gli angoli bui che questa porta in pancia. Destabilizzazione politica, destabilizzazione sociale, impatto ambientale, nuove forme di colonialismo. Per non parlare dell’attacco alle nostre sfere piú intime, come potrebbe essere il sostegno a una squadra di calcio. In settimana la notizia della destituzione di Paolo Maldini il cui ruolo è stato preso dall’intelligenza artificiale, ha creato un vero e proprio shock tra i tifosi i quali hanno visto la propria umana identificazione con un pezzo di storia del club andare in frantumi.
Giá qualche mese fa, esperti e figure di spicco del settore avevano chiesto con una lettera aperta uno stop nello sviluppo della tecnologia. Il CEO di Google, Sundar Pichai, ha recentemente scritto in un articolo apparso sul Financial Times che l’intelligenza artificiale è quantomeno “troppo importante per non regolamentarla bene”. Così per esempio, il primo ministro britannico, Rishi Sunak, dopo una serie di colloqui ha annunciato un incontro sull’IA in concomitanza con i G7 “Hiroshima AI framework“, è stato istituito per coordinare la regolamentazione globale del nuovo settore. Anche l’UE e gli Stati Uniti stanno tenendo i propri colloqui sulla regolamentazione, fa sapere il FT.
Il nodo centrale di questa faccenda è che nella corsa alla creazione di una superintelligenza che lavori per l’essere umano “se si scopre che è più intelligente di tutta l’umanità messa insieme, allora è facile iniziare a tracciare una serie di risultati abbastanza nichilistici”, spiega il CEO di OpenAI, Sam Altman. Il perché è presto detto: “Chiunque riesca a prendere il controllo del sistema potrebbe usarlo per prendere il controllo del mondo, e sarebbe difficile da spodestare da chiunque tranne che dal sistema stesso”.
Dunque sará necessario puntare sulla formazione perché parafrasando Umberto Eco, che a proposito di Internet diceva che sì, è vero, hai un maggiore accesso all’informazione ma senza un pensiero critico che ti aiuti a scegliere quell’abbondanza è inutile se non controproducente, occorre sviluppare un pensiero critico quale anticorpo esistenziale per affrontare una sfida di tale portata. Passa il tempo, ma il dilemma resta sempre quello: apocalittici o integrati?