Nel mondo globalizzato in cui le professioni lavorative si sono evolute e diversificate nel tempo, anche gli operatori del mondo dell’arte hanno visto un’evoluzione professionale.
Per scoprire più a fondo questi aspetti del mondo dell’arte, ho avuto il piacere di conversare con un mercante specializzato nel moderno contemporaneo, userò un nome di fantasia per mantenere l’anonimato per rispetto della sua privacy.
Leon come è nata la tua passione per l’arte?
La mia passione per l’arte, l’ho ereditata dalla mia famiglia, entrambi i miei genitori erano amanti e collezionisti del bello e di tutto ciò che l’arte concerne.
Questa passione di famiglia ha avuto una valenza positiva nella mia crescita professionale e personale, l’ho vissuta non come un qualcosa di nuovo da scoprire ma un qualcosa da approfondire, studiare.
La mia esperienza lavorativa nel mondo dell’arte iniziò in una casa d’aste, dove ho avuto la possibilità di approfondire la due diligence sulle opere, un argomento primario anche solo quando si accoglieva un cliente nuovo che aveva un oggetto da inserire in asta, le varie verifiche e l’importanza dell’utilizzo di strumenti esterni come; Art Loss la famosa piattaforma internazionale con valenza istituzionale, che si prende carico di consultare i relativi database internazionali sulle documentazioni di provenienza.
Questo strumento non solo crea una sorta di tranquillità per l’acquirente, ma anche per l’intermediario, il quale ha il dovere di sottoporre a verifica la documentazione sia per azzerare i rischi, sia per salvaguardare la sua professionalità, perché potrebbe capitare che la suddetta documentazione, possa essere creata artigianalmente.
Stessa verifica deve essere eseguita presso fondazioni, comunicando la storia e la documentazione.
Nel corso della tua carriera quale è stato l’episodio che più di tutti ti ha insegnato qualcosa?
L’evento che mi ha insegnato e fatto capire l’importanza degli strumenti esterni risale a molti anni fa; l’opera in questione era un dipinto di Picasso, la quale era corredata di certificati, foto allegate, documentazioni di avvenuti passaggi in asta. Al tempo non era ancora in uso far verificare i quadri nelle suddette fondazioni di appartenenza, perché c’erano ancora discussioni su chi avesse il diritto di autenticare le opere dell’artista.
In un periodo successivo inviammo le foto e la documentazione alla Fondazione, la quale ci rispose che avevano bisogno di analizzarlo personalmente il quadro.
Quando fu fatto il consulto, la persona incaricata di autenticare le opere, intervenne dicendo; che il quadro gli era già stato proposto tre volte in passato, ma tutti i tre risultavano leggermente diversi, allorché inviò una lettera con il parere finale in cui si evinceva che il quadro risultava non essere originale, ma come la legge insegna i pareri, sono sempre opinabili, perché le fondazioni lavorano in maniera diversa. In questo caso il falsario era stato astuto nel reperire i pigmenti, le tele e tutto il materiale che occorreva per riproporre il quadro come l’originale.
Per concludere, cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere questa professione?
Consiglierei di allenare la vista, lo spirito di osservazione, il quale ti porta ad avere una capacità per sapere cogliere le cose più evidenti e di non tralasciare mai nessun dettaglio; altro consiglio è di utilizzare tutti gli strumenti disponibili, nonostante si abbia un occhio allenato.