Il 2020 non comincia benissimo per l’economia mondiale e neanche per quella europea e italiana in particolare. Si fanno sentire gli effetti della guerra commerciale scatenata dagli USA contro la Cina e, in parte, anche contro l’Europa, le incertezze dovute alla Brexit, il rallentamento dell’economia cinese aggravato dall’epidemia del coronavirus che avrà ripercussioni un po’ dovunque e l’anno elettorale per la campagna presidenziale americana. Insomma tanti fattori congiurano, per ora, a delineare uno scenario di incertezza.
In Europa le tre grandi potenze economiche, Germania, Francia e Italia battono la fiacca e il recente dato sul calo dello 0,3% del PIL nel quarto trimestre del 2019 non può essere sottovalutato.
Lo spettro di una mini recessione è alle porte e questo accade proprio mentre la BCE riflette su come procedere dopo anni di continue iniezioni di liquidità.
Che fare? La prima risposta deve essere a livello europeo: il fatto che l’Italia non sia l’unica a vedere il segno meno dovrebbe convincere gli eurocrati a rivedere l’impostazione rigorista del passato e a favorire politiche anticicliche espansionistiche, senza le quali tutti gli sforzi della BCE non potranno avere gli effetti sperati.
l Governo gode di stima e fiducia a Bruxelles e il nostro deficit dovrebbe essere leggermente migliore delle previsioni. Lo spread basso ci fa risparmiare interessi sul debito. Ma tutto questo non basta.
Serve una forte iniziativa che deve avere necessariamente un orizzonte ampio, i prossimi 3 anni da qui alla fine della legislatura.
La manovra economica per il 2020 non ha lasciato grandi spazi al Governo che si è trovato di fronte alla necessità di bloccare l’aumento dell’IVA impegnando ben 23 miliardi. Di soldi disponibili ne sono rimasti pochi e anche se c’è un piano di investimenti di 50 miliardi per i prossimi anni, gli effetti sull’economia non si vedranno subito.
Occorre invece dare subito una spinta allo sviluppo e disporre di ricorse fresche da utilizzare con continuità nei prossimi tre anni per alleggerire il cuneo fiscale e fare alcune riforme indispensabili.
Dove trovarle?
Innanzitutto, visto il parziale fallimento del reddito di cittadinanza si potrebbe ritoccare quel progetto e ricondurlo al reddito di inclusione da finanziare con parte delle risorse rese disponibili dai risparmi sul RDC. Altri risparmi verranno da qualche ritocco a quota 100.
Ma nel 2021 e nel 2022 ci sarà ancora bisogno di evitare che scattino le clausole di salvaguardia con aumenti IVA, per circa 19 miliardi l’anno venturo e altri 25 miliardi nel 2022.È forse giunto il momento di affrontare il problema di una rimodulazione dell’IVA, agendo in modo selettivo in modo da ridurre l’imposta su beni di prima necessità, aumentarla a su altre tipologie di beni e incentivare l’uso della moneta elettronica e quindi della lotta all’evasione fiscale con un recupero dell’IVA pagata in modo tracciabile.
In questo modo, le risorse da accantonare per le clausole di salvaguardia potrebbero ridursi della metà e consentire di rimettere nelle tasche dei lavoratori somme più consistenti per rilanciare i consumi e la domanda interna.
Una parte dei soldi dovrebbe essere destinata ad aumentare la spesa per l’istruzione un’altra a potenziare in maniera incisiva l’amministrazione della giustizia per ridurre rapidamente la lunghezza dei processi e migliorare l’efficienza complessiva del sistema Italia. Il Governo deve agire con coraggio spazzando via vecchi tabù e dando un preciso segnale all’Europa: stavolta si fa sul serio, conti in ordine sì, ma la priorità è lo sviluppo, costi quel che costi.