È un gran chiacchiericcio. Effetto Schlein. Alleanza con i 5S. Campo largo, anzi larghissimo. Sintesi altissime (sic!). Fazio che lascia. Altri che ci pensano. E via discorrendo. Un blah, blah, blah che gratta e gratta e si ha quella fastidiosa sensazione di girarci sempre attorno senza mai andare al nocciolo del problema, che un nome e un cognome ce l’ha. E la gente lo sa. Eppure, si ha l’impressione che si faccia di tutto per non guardare la trave nell’occhio.
Così è finita che il PD ha perso l’anima e lo ho fatto attraverso un lungo e lento processo durato anni in cui si sono persi di vista i diritti sociali. Oggi sono rimaste le bandiere dei diritti civili, sacrosante, ma che piú si confanno a partiti minoritari se non camminano insieme ai primi, semplicemente perché non riguardano la vita quotidiana di milioni di persone e di famiglie.
Quando nella migliore delle ipotesi hai un lavoro stabile che richiede tutto ma restituisce poco, la preoccupazione non può essere l’uguaglianza di genere, per esempio, per quanto nobile, meritoria e doverosa la battaglia sia. Il pensiero, bene che va, finisce piú prosaicamente alla rata che puoi pagare a fatica, ai prezzi dei beni essenziali che salgono, al nido, a un altro no da dire ai figli e via dicendo. E tutto questo in un contesto surriscaldato dai social media dove il messaggio che vince è: “Fare soldi è bello e facile”. (Quindi la colpa è tua se non lo hai capito e/o non lo fai).
A proposito di piattaforme, quando il PD è sbarcato nella Silicon Valley per smaltarsi di pop, ha dimenticato di fare menzione dell’impatto sociale devastante di un modello che produce esclusione a non finire. Non serve andare a San Francisco. Basta sfogliare un quotidiano, navigare in rete, leggere un libro. Oppure chiedere ai lavoratori a cottimo delle piattaforme dove ordiniamo una pizza, o a coloro che il lavoro rischiano di perderlo a causa dell’intelligenza artificiale. Come ti va la vita?
Il PD non ha bisogno di nomi, di superstar, di messia venuti dal futuro, di manne dal cielo mandate dalla provvidenza. Ha bisogno di tempo, tanto e che non ha, ha bisogno di resettare e risintonizzarsi. Ha bisogno di fare domande, ma non a se stesso. Ha bisogno di empatizzare con il prossimo. Ha bisogno di fare delle scelte chiare e non di “ma anche”.
Forse potrebbe cominciare chiedendo consiglio a qualche sincero esperto di marketing di prodotto. Perché direbbe che quello che conta è quello che il consumatore vuole. Perché quello che il consumatore vuole parte sempre da un bisogno non soddisfatto che riguarda la sua esperienza di vita, le sue frustrazioni, le sue aspirazioni, le sue paure e così via.
È stato esattatemente qui che il centrodestra ha stravinto la partita e, con la retorica dell’identitá, l’ha blindata creando appartenenza. Il messaggio che ne è venuto fuori è stato tanto semplice quanto potente e attuale: “Non sei solo”. A ballare da solo è invece rimasto un partito che ha smarrito il senso del ritmo perché, si ha l’impressione, ha smesso di innovare.