Il primo appuntamento è a Palazzo Chigi alle 15.45, quando il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i ministri interessati, incontreranno i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Poi alle 17,45 il secondo round quando il premier ascolterà i rappresentanti di Confindustria, Confapi, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Alleanza Cooperative, Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Confprofessioni, Abi, Ance. Da oggi torna in primo piano nell’agenda politico istituzionale le riforme per previdenza, lavoro, sicurezza, produttività, economica e fisco. Un’accelerazione voluta dal presidente del Consiglio dopo uno stop durato 4 mesi. Novità particolari da far pensare ad una svolta sui maggiori dossier, ad iniziare dalla previdenza, non si intravedono. L’economia come segnalano le Associazioni di categoria è alle prese con il perdurare dell’inflazione, rincari diffusi e gli energetici che pesano di più. Il rallentamento dei consumi che impensierisce le Associazioni del commercio. Di fronte a questo quadro le tensioni con i sindacati andranno a crescere e oggi sapremo a che livelli, perché sottolineano Cgil e Uil non hanno ottenuto finora risposte sulle loro richieste. Mentre Cisl attende le proposte del Governo, se ci saranno.
Accordo apripista di Intesa
In questo scenario difficoltoso, appare un miracolo l’accordo raggiunto dai bancari del gruppo Intesa. In pratica i sindacati hanno centrato molti obiettivi. Quasi da non credere in particolare dopo la drastica rottura delle trattative nel 2022 quando ogni possibilità di accordo era stato accantonato. Invece ecco che c’è un patto sindacale firmato frutto “di un costruttivo lavoro di dialogo”. “L’accordo è importante perché definisce norme collettive a tutela di tutte le lavoratrici e dei lavoratori del gruppo”, spiega Lando Maria Sileoni, il segretario generale degli autonomi della Fabi che puntualizza come sia stato possibile attraverso, “un costruttivo dialogo con il vertice della Banca non è mai venuto meno e occorre quindi ricercare ogni soluzione, contrattualmente percorribile, che tenga conto di una organizzazione del lavoro che sta radicalmente cambiando. Vanno profondamente tutelate le condizioni professionali e personali delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo interessati alla settimana corta e allo smart working”.
Le nuove tutele
La nuova linea di tutele quindi ha come apripista i sindacati di categoria dei bancari (Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin) che nelle “norme collettive a tutela di lavoratrici e lavoratori”, sono riusciti a imporre aumenti salariali, lo smart working, la settimana corta con distribuzione dell’orario su 4 giorni per 9 ore al giorno, la flessibilità in entrata e in uscita e la disconnessione. Tra le richieste a cui è stato dato il via libera anche l’ampliamento delle possibilità offerte ai lavoratori che chiedono di aderire al maxipacchetto di flessibilità. La sperimentazione dello smart working partirà da oltre 280 filiali della Banca dei Territori e della Divisione Private. C’è la contrazione dell’orario di lavoro. Saranno 40 le filiali di grandi dimensioni della Banca dei Territori dove la settimana corta, potrà essere applicata. La nuova distribuzione oraria, prevede una riduzione settimanale da 37,5 a 36 ore, a parità di retribuzione secondo le esigenze tecnico-operative dell’azienda e quanto previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Per le filiali più piccole ci sarà un ulteriore allargamento della sperimentazione della settimana corta che partirà da novembre. Il taglio di orario riguarderà il personale di oltre 250 filiali di piccole dimensioni che potranno richiedere e fruire volontariamente della distribuzione oraria 4 per 9, nel giorno di chiusura della filiale, ricompreso tra martedì, mercoledì e giovedì.
L’adesione dei lavoratori
Secondo quanto riferisce il gruppo Intesa, le nuove misure hanno trovato una forte adesione tra i lavoratori. Dal quando le nuove misure sono state avviate, hanno aderito al nuovo lavoro flessibile 40mila persone pari a circa il 70% di chi poteva essere abilitato prima dell’accordo sindacale. Alla settimana corta hanno aderito più 17mila persone, pari al 60% del personale full time.
Gli aumenti salariali previsti
Sulla parte economica gli aumenti riguardano l’indennità di buono pasto a 4,50 euro al giorno per le giornate di lavoro agile da casa. In particolare lo smart working di Intesa prevede 120 giornate all’anno, con la possibilità di salire a 140 per alcune lavorazioni. Da segnalare che l’accordo tra sindacati e gruppo Intesa arriva nel momento giusto perché nel mondo bancario sono in corso le trattative con l’Abi non solo per la riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali ma per l’aumento di 435 euro mensili. Il patto è di buon auspicio e cade per la Federazione bancari italiani, “proprio in una fase di riorganizzazione del lavoro nei gruppi e nelle singole aziende, diventa fondamentale definire in ogni gruppo bancario tutta una serie di norme che prevedano non solo tutele lavorative, ma anche norme a difesa della vita personale di ogni bancario”.
Le reazioni (positive) dei sindacati
“L’intesa”, puntualizza Domenico Iodice, segretario nazionale First Cisl, è innovativa “perché guarda al futuro, e individua nelle tutele del contratto nazionale e nel ruolo della contrattazione collettiva le garanzie di una ‘transizione giusta’, rispettosa del ciclo di vita delle persone del lavoro”. Per Roberto Malano della Fisac Cgil, il motivo di soddisfazione è nell’aver “confermato e regolato l’utilizzo di entrambi gli strumenti sulle strutture centrali e abbiamo esteso in modo molto consistente le previsioni in favore della rete, seppure ancora in via sperimentale”. “Questo accordo”osserva Paolo Citterio della Fabi, “consente di superare i contratti individuali, ribadendo quindi che gli accordi collettivi sono il modo migliore per gestire i grandi cambiamenti della banca in un contesto in continua evoluzione”.
Il segretario generale di Unisin/Confsal, Emilio Contrasto, sottolinea anche l’aspetto economico, “l’intesa risolve gran parte dei problemi che ne avevano impedito la sottoscrizione lo scorso dicembre, migliorando le previsioni normative ed economiche”. Per Massimiliano Pagani e Simona Ortolani della Uilca, l’accordo “valorizza il percorso già avviato in un tempo in cui il lavoro agile non era ancora disciplinato dalla normativa e l’esperienza maturata all’interno del gruppo”.