Il Governo chiama sindacati e parti sociali a raccolta per “impostare il lavoro” sulle riforme incomplete. La convocazione fatta dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni è per martedì 30 maggio a Palazzo Chigi. Il calendario è stato reso noto con una stringata nota dell’Esecutivo con all’ordine del giorno indicati i temi da affrontare, quindi: “riforme istituzionali; delega fiscale; inflazione; sicurezza sul lavoro; pensioni; produttività”, con una puntualizzazione: “Agli incontri seguirà l’avvio o la prosecuzione dei tavoli specifici con i ministeri interessati”. In altri versi il presidente del Consiglio vuole mettere in marcia i dossier che per ora riscuotono diffidenze da parte di Cgil e Uil, una apertura della Uil e l’attesa dell’Ugl. Le parti sociali imprese, Associazioni di categoria, dagli artigiani ai bancari, invece, per ora sono attente alla dinamica dell’inflazione e a consolidare un rapporto con il Governo che ha cercato più motivi di intesa che di rottura.
Previdenza riforma in alto mare
Le spine maggiori sono per la previdenza dove di fatto dal Governo Draghi e quello Meloni sono stati collezionati rinvii e proroghe o, come nel caso di Opzione donna anche contestate restrizioni. Il silenzio sulle pensioni è sceso il 13 febbraio e per il 30 maggio i sindacati non si attendono molto. La svolta
verso le loro richieste non ci sarà. Rimarranno ancora nel cassetto la flessibilità in uscita da 67 a 63-64 anni; il ritorno di Opzione donna come era nel 2022, sostegni previdenziali per i giovani con contratti discontinui, la rivalutazione degli assegni più poveri e la previdenza integrativa. Il nulla di fatto è nella cose perché il Governo prima di impegnarsi in una riforma che nelle premesse doveva essere ampia ed epocale, dovrà valutare le risorse da stanziare con la nota di
Aggiornamento al Documento economico e finanziario.
Nota prevista per settembre. Senza lo stato dell’arte dell’economia e delle risorse sarà difficile pensare ad un superamento della legge Fornero, e dei rattoppi successivi come Quota 100, Quota 103 e Quota 102. Un percorso ad ostacoli segnato da numerose indecisioni dal momento che i partiti da sinistra a destra, avevano già nel passato deciso di non usare più il metodo delle Quote che generano sperequazioni economiche tra lavoratori e nel contempo costi maggiori per lo Stato.
Tensioni con i sindacati
Lo scenario delle relazioni tra sindacati e Governo non è nemmeno idilliaco, in particolare quelle con Cgil e Uil rimangono sul punto di rottura. A pesare i dubbi dell’esecutivo e del ministero del Lavoro, la ministra Marina Calderone a gennaio aveva promesso promesso un serrato ruolino di marcia che però si è interrotto a febbraio. In più le promesse di ripristinare la versione originaria di Opzione donna sono state disattese. Il calendario delle riforme lavoro e previdenza è stato del tutto archiviato. Un silenzio così fitto che di previdenza e lavoro non se ne è fatta parola neppure nel Documento di economia e finanza. A questa situazione si aggiunge una dichiarazione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha sottolineato come: “non ci sono riforme possibili per la situazione demografica del Paese”.
La carta del premier: il lavoro
Il premier Giorgia Meloni però potrebbe rovesciare i pronostici e martedì prossimo con la sua presenza assicurare una marcia forzata per le mettere a punto riforme istituzionali di fisco, pensioni e lavoro. Il presidente del Consiglio potrebbe riuscire anche a convincere i sindacati a spostare l’attenzione più sul lavoro che sulla previdenza. Aumentare gli occupati significa mettere nelle casse dell’Inps più risorse da distribuire poi nelle pensioni. I sindacati hanno un altra tesi, cioè che si è perso tempo, che grandi imprese in particolare quelle energetiche, fanno affari e utili colossali mentre salari e pensioni restano bassi, mentre le famiglie perdono potere di acquisto per l’inflazione alta.
L’attacco della Cgil
“Il Governo ci ha convocato”, dice il leader della Cgil, Maurizio Landini, “sentiremo cosa intende rispondere alle nostre piattaforme e alle richieste che arrivano anche dalle piazze. Se le prime manifestazioni producono il fatto che il governo riapre il confronto, bene, è quello che chiediamo. Però il punto, adesso, sono i contenuti e le risposte”. Landini puntualizza: “mancano cose che stiamo chiedendo: non si parla di superare la precarietà, di sanità e rinnovo dei contratti e bisogna capire quali spazi di modifica ci sono sulla delega fiscale“. In merito all’ipotesi della proclamazione di uno sciopero generale il leader della Cgil sottolinea: “Credo ci siano le condizioni ma gli scioperi non si minacciano, si organizzano e proclamati al momento giusto. Noi stiamo lavorando per parlare con le persone. Abbiamo organizzato assemblee con tutte le associazioni, laiche e cattoliche, che pensano come noi sia arrivato il momento di difendere e applicare la Costituzione in tutti i suoi principi e valori”.
La Cisl dialogo non barricate
Sono opposte, invece, le valutazioni della Cisl che da tempo chiede più dialogo e meno barricate. Il segretario Cisl, Luigi Sbarra ritiene che il confronto potrebbe portare a decisioni condivise. “Ottima notizia la convocazione del governo per martedì 30 maggio”, dice il leader della Cisl, “Ora bisogna consolidare e dare stabilità al dialogo sociale impostando un’Agenda partecipata, riprendendo i tavoli avviati, rafforzando l’azione comune contro l’inflazione e per una nuova politica dei redditi”.
Rottura sui nomi di Inps e Inail Intanto è di nuovo stallo sulle nomine per Inps e Inail, il Governo ad un passo dalla scelta si è diviso. Di fatto ieri sono slittate le due indicazioni, mentre dal Consiglio dei ministri non sono arrivati nomi. Secondo indiscrezioni c’è una contrapposizione sui Commissari tra alleati di Governo. La Lega punta per la guida dell’Inail su Francesco Capone, attuale segretario generale dell’Ugl. Nome rimasto in attesa del via libera, nel contempo è rimasta bloccata anche la nomina di Maurizio Castro come neo commissario Inps. La scelta dei commissari va fatta entro il 31 maggio, entro 20 giorni dall’entrata in vigore del decreto sulla governance degli enti.
La convocazione del Governo
Questa infine la nota di Palazzo Chigi. “Prosegue il confronto del Governo con le associazioni di categoria e con i sindacati sulle riforme e sui principali provvedimenti in materia economica e fiscale”, si legge nella richiesta di incontro, “Dopo l’incontro dello scorso 30 aprile, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha convocato a Palazzo Chigi, martedì 30 maggio, i rappresentanti dei sindacati e delle associazioni di categoria. Alle ore 15:45, il Presidente del Consiglio incontrerà i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl.
Alle 17,45 incontrerà i rappresentanti di Confindustria; Confapi; Confcommercio; Confesercenti; Confartigianato; Cna; Alleanza Cooperative; Coldiretti; Confagricoltura; Cia; Confprofessioni; Abi; Ance”.