Si chiama Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Da 8 anni è in gestazione. Un piano che va pianissimo e rischia di nascere vecchio mentre disastri devastano l’Italia con lutti, ingenti danni e tante spese scoordinate dello Stato per le emergenze e pochissima prevenzione dei rischi.
Città, case, strade, infrastrutture, gestione dei corsi d’acqua sono state progettate prima dei cambiamenti climatici. Mostravano tutta la loro fragilità quando si verificavano, raramente, fenomeni estremi. Si ricorreva all’italico “metterci una toppa” e nulla di più. Ora che i fenomeni estremi non sono più l’eccezione ma la regola, non basta di volta in volta tamponare le falle di un sistema che non regge più.
Oltre ad un serio impegno per non peggiorare i cambiamenti climatici occorre ripensare complessivamente il mondo che abbiamo costruito e intervenire rapidamente per cambiare tutto ciò che è umanamente possibile cambiare. E non è poco. Nel 2014 l’Italia cominciò a mettere a punto una strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SNAC) sull’onda di un progetto della Commissione europea varato il 16 aprile del 2013.Un decreto direttoriale (n.86 del 16 giugno 2015) adottato dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio del mare ha avviato l’elaborazione del Piano nazionale di adattamento (PNACC). Sono passati 8 anni. I fenomeni estremi sono aumentati, Il ministero ha cambiato nome e sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica si legge che il Piano “è attualmente sottoposto a procedimento di VAS (Valutazione ambientale strategica). 8 anni. Finalmente il 16 febbraio scorso il Piano è stato aperto alla consultazione pubblica per ricevere in 45 giorni osservazioni alcune delle quali sono arrivate oltre il termine del 14 aprile.
Il Piano che è andato pianissimo
A questo punto dopo 8 anni si spera che il Piano sia ancora valido tenendo conto che nel frattempo le cose sono peggiorate.
Con amarezza dobbiamo constatare che di questo Piano si è parlato poco o punto nelle trasmissioni televisive e sui giornali. Eppure di disastri ne sono successi tanti e ognuno di essi, oltre a provocare le solite dichiarazioni di rito, sarebbe stata un’occasione importante per accelerare le decisioni per “adattarci” ai cambiamenti climatici.
Un vademecum della Protezione civile?
in attesa che il Governo dia attuazione rapida al Piano sarebbe opportuno che anche i nostri comportamenti di cittadini fossero adeguatamente “formati” a far fronte ai fenomeni estremi. Servirebbe, forse, una sorta di manuale di prevenzione dei rischi e di sopravvivenza ai disastri che la Protezione civile potrebbe elaborare e diffondere come un prezioso vademecum nella scuole nelle fabbriche e nelle famiglie.