venerdì, 22 Novembre, 2024
Esteri

La Corte Suprema Usa respinge la condanna per corruzione dell’ex assistente di Cuomo

La Corte Suprema USA si è pronunciata a favore di un assistente dell’ex governatore di New York, Andrew Cuomo, condannato per aver accettato una tangente da uno sviluppatore immobiliare. La Corte, con un voto di 9-0, ha respinto la condanna di Joseph Percoco per aver accettato il pagamento di 35.000 dollari durante la gestione della campagna di rielezione di Cuomo nel 2014. La Corte ha stabilito che la sua condotta non era coperta dalla legge federale la quale richiede che siano forniti al pubblico servizi definiti onesti. Percoco non lavorava per il Governo in quel momento, quindi non aveva alcun dovere in merito. In una sentenza separata in un caso correlato, il tribunale ha respinto anche la condanna per frode telematica di uno sviluppatore immobiliare di Buffalo, pronunciandosi all’unanimità a favore di Louis Ciminelli, che, secondo il Governo, aveva cercato di truccare la procedura di gara per i contratti di riqualificazione della città. Nel caso di Percoco, i pubblici ministeri hanno affermato che stava lavorando solo temporaneamente per la campagna di Cuomo quando ha ricevuto il pagamento dallo sviluppatore Steven Aiello, che stava cercando fondi statali per un progetto di costruzione. Percoco ha lavorato come assistente senior di Cuomo, un democratico, dal 2011 al 2016, tranne per gli otto mesi in cui ha condotto la campagna. Percoco è stato condannato nel 2018 per frode inerente il pagamento di proprietà immobiliari. Nello stesso processo, è stato anche condannato per tangente legata alla Competitive Power Venture, una società energetica con affari davanti allo stato. La condanna è di sei anni di carcere per tutti e tre i reati. La Corte Suprema non ha ancora valutato se respingere o meno le altre due condanne. Percoco ha fatto appello all’alta corte dopo che la seconda corte d’appello del circuito degli Stati Uniti con sede a New York ha confermato le sue condanne in una sentenza del settembre 2021. Nel caso Ciminelli, il tribunale ha bocciato una teoria giuridica su cui il Dipartimento di Giustizia si era basato in altri casi. Secondo la teoria del “diritto al controllo”, qualcuno commette una frode se priva un’altra persona di “informazioni economiche potenzialmente preziose”.a

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