mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Politica

Sì del mondo produttivo: flessibilità e meno tasse. Opposizioni: numeri sbagliati e più precariato

Il Decreto Lavoro. Divergenze tra i sindacati sulle valutazioni

“Direzione giusta”. È un coro positivo quello delle Confederazioni del commercio, dell’industria e dell’artigianato per la svolta impressa dal Governo con il Decreto lavoro, che invece di aumentare le tasse questa volta le riduce. Un taglio sul capitolo più delicato della ripresa, ossia l’occupazione e le imprese. La prima nota positiva arriva dalla Confcommercio, poi i commenti e le indicazioni di Confindustria, Confesercenti e Confartigianato, che sottolineano come sia stata imboccata una direzione giusta, almeno, e per questa volta, non in salita. A fare da controcanto le opposizioni da Calenda a Fratoianni che smontano il Decreto parlando di cifre “false” con un invito a salire sulle barricate.

Così più competitivi in Ue

“È un decreto ampio che andrà valutato. Poteva certamente essere più incisivo, ma su alcuni punti la strada sembra quella giusta”, sottolinea per Confindustria Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia Romagna che rappresenta 40mila aziende industriali, “una strada giusta, perché accorcia la distanza tra costo del lavoro in Italia è quello degli altri Paesi europei”. “È importante”, prosegue l’esponente degli industriali, “perché diventa anche fattore di competitività ed è per questo Confindustria sta chiedendo da tempo un intervento strutturale ben più forte”.

Bene gli aumenti in busta

“Bene l’intervento di riduzione del cuneo contributivo sui redditi da lavoro dipendente ed il maggior tetto di detassazione per i premi aziendali”, spiega la Confcommercio in una nota di commento al decreto lavoro varato dal Cdm il Primo Maggio, “L’azione di progressiva riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro dovrà, però, proseguire con determinazione e, intanto, andrà chiarita la strategia da attuare, nel 2024, per confermare l’ammontare cumulato dei tagli al cuneo fin qui operati (pari a 8,3 miliardi di euro per l’intero 2023). Andrebbero, inoltre, messe in campo misure di detassazione degli aumenti contrattuali”. Sull’assegno di inclusione e sullo strumento di attivazione, secondo Confcommercio, “emerge il giusto obiettivo di promuovere un sistema di sicurezza sociale più saldamente fondato sul lavoro”. Positivo il giudizio sulla cumulabilità dell’assegno di inclusione con redditi da lavoro fino a 3000 euro all’anno, dagli sgravi contributivi per l’assunzione – con contratti a tempo indeterminato o a termine – di beneficiari dell’assegno, ed anche dal nuovo incentivo per l’assunzione dei “Neet”: i giovani che non lavorano e che non sono inseriti in percorsi di studio o formazione.

Maggiore flessibilità

Confcommercio promuove anche le nuove norme sui contratti a termine oltre i 12 mesi e fino a 24 mesi: “La contrattualizzazione delle causali potrà contribuire a rispondere all’esigenza di una buona flessibilità ed al contrasto del lavoro irregolare. Al contempo, si renderà necessario un utilizzo accorto dei livelli di contrattazione per contenere rischi di contenzioso. Giuste le semplificazioni concernenti gli obblighi informativi in materia di rapporti di lavoro e la maggiore agibilità, che va resa più inclusiva, dell’apprendistato professionalizzante e dei contratti di prestazione occasionale nel settore turistico e termale”.

Detassare i futuri contratti

“Il taglio del cuneo fiscale è un intervento certamente positivo”, fa inoltre sapere Confesercenti, “Continuiamo a ritenere opportuna, però, anche una misura di detassazione dei futuri aumenti contrattuali riferiti ai Contratti collettivi comparativamente più rappresentativi, anche in considerazione del fatto”, osserva la Confederazione, “che sono aperti i tavoli negoziali dei Ccnl di Terziario e Turismo, i quali riguardano circa 7 milioni di lavoratori”. Una richiesta di chiarezza invece viene chiesta “sull’art. 1bis del Decreto Trasparenza”, che riguarda l’estensione anche alle Pmi dei controlli sui sistemi automatizzati e di intelligenza artificiale, “nonché le ricadute pratiche delle incertezze interpretative sulle molte assunzioni già effettuate”, fa presente la Confesercenti, “e sulla necessità di mettere in sicurezza il periodo transitorio onde evitare sanzioni alle imprese”.

Meno criticità per il lavoro

Un Decreto lavoro che coglie, per il presidente della Confartigianato Marco Granelli, la necessità di correggere aspetti critici della gestione del mercato del lavoro. “Il testo, va nella direzione giusta il superamento del reddito di cittadinanza per sostituirlo con interventi assistenziali dedicati ai soggetti non occupabili e percorsi di inserimento lavorativo e incentivi per chi assume personale occupabile”, evidenzia Granelli che indica, inoltre, l’importanza della ulteriore riduzione del costo del lavoro con un aumento del taglio contributivo a favore dei lavoratori. “L’auspicio”, aggiunge il presidente della Confartigianato, “è che si trovino risorse per rendere strutturale questa misura e, quanto prima, per avviare la riduzione del costo del lavoro anche per la quota a carico dei datori di lavoro”.
Positivo inoltre il giudizio sulle misure finalizzate a semplificare la gestione dei rapporti di lavoro, “riconducendo alla contrattazione collettiva la definizione delle causali che giustificano i contratti a termine”, spiega Granelli, “sulla norma che elimina gli inutili appesantimenti burocratici al momento delle assunzioni previsti dal Decreto trasparenza e sul rifinanziamento del Fondo nuove competenze”.

Il tesoretto liberato

Per la premier Giorgia Meloni è stato liberato un “tesoretto da 4 miliardi grazie al coraggio di alcuni provvedimenti su superbonus e accise e destiniamo l’intero ammontare di quel tesoretto al più importante taglio sulle tasse degli ultimi decenni. Con il taglio del cuneo fiscale”, osserva il presidente del Consiglio, “ci saranno aumenti fino a 100 euro e io non riesco a capire chi riesce a polemizzare perfino su questa scelta”.

Il calcolo di Calenda e Renzi

Ieri è stata anche la giornata delle critiche lanciare dai leader dell’opposizione. Ironiche e graffianti le dichiarazioni di Carlo Calenda e Matteo Renzi.
“Fare una polemica perché si tagliano le tasse ai lavoratori l’1 maggio mi sembra assurdo. Descrivere il taglio (per ora una tantum) come il più grande mai fatto è sbagliato oltre che falso. Queste due posizioni riassumono bene l’eccesso di propaganda a destra e a sinistra”, osserva il leader di Azione Carlo Calenda. Mentre Renzi fa di conto: “La Premier Meloni taglia 4 miliardi di tasse sul lavoro e dice che questo è il taglio di tasse più importante degli ultimi decenni. Falso! Per fare esempi: gli 80€ valevano 10 miliardi all’anno, la cancellazione IMU prima casa 4 miliardi, l’IRAP costo del lavoro 6 miliardi. Vi risparmio tutto il resto dall’Ires a Industria 4.0 alle tasse per il mondo agricolo. La Meloni taglia 4 miliardi una tantum ed esulta, noi abbiamo tagliato in silenzio 25 miliardi all’anno. Giorgia Meloni non ha litigato solo con la politica: ha litigato prima di tutto con la matematica”.

Dalla Meloni propaganda

M5S e Partito Democratico invece stroncano tutto per Giuseppe Conte e Elly Schlein – in linea con le critiche della Cgil – si tratta di “di propaganda che aumentano la precarietà”. Elly Schlein ha rilanciato sul “salario minino” sottolineando che in Italia “il lavoro è troppo povero e troppo pirata”. Chiara Gribaudo sempre del Pd toni polemici al vetriolo, l’accusa all’esecutivo è di “insultare il primo maggio presentando un decreto Lavoro che prevede più precarietà e meno tutele”.
Giuseppe Conte invece annuncia una manifestazione a giugno “contro il governo, contro lo smantellamento del reddito e contro il decreto precariato”. Tra le critiche anche Nicola Fratoianni, pronti a salire sulle barricate. “È chiaro”, osserva, “che questo 1 Maggio non si possa fare festa, ma prepararsi alla lotta”.

Calderone: nessuna precarietà

A replicare la ministra del Lavoro, Marina Calderone, intervistata da Radio 24. Per l’esponente di Governo le norme del decreto Lavoro sui contratti a termine non comportano rischi di precarizzazione. È un intervento, spiega, “che elimina le causali di difficile applicazione e che potevano generare contenzioso”. Il decreto osserva Calderone, “affida alla contrattazione collettiva la definizione delle causali. Poi c’è una clausola per cui laddove non c’è una previsione da parte del contratto si dà alle parti la possibilità di prorogare per una finestra temporale limitata con un richiamo alle ragioni tecnico produttive”.
Calderone ha voluto ricordare che i numeri del contratto a termine ci dicono che la questione delle causali riguarda il 2,5% dei contratti a termine. La ministra Calderone ha inoltre sottolineato che per i patti individuali la scadenza è al 30 aprile 2024 “per dare tempo alla contrattazione collettiva di poter normare l’aspetto delle causali”.
“Vorrei”, fa presente in conclusione la ministra del Lavoro, “avere strumenti di facile applicazione. Dove c’è una necessità temporanea per motivi organizzativi e produttivi è giusto che le aziende possano fare contratti a termine”.

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