Secondo una ricerca di Truenumbers l’Italia è al 26° posto su 35 Paesi europei per la conoscenza della lingua inglese. Il primato spetta ai Paesi Bassi con il punteggio più alto: 663 su 700. Seguono da Austria (641) e Danimarca (636). L’Italia si classifica indietro anche rispetto alla Romania, alla Bulgaria e alla Slovenia. Perché in Italia facciamo così fatica a parlare l’inglese? Le principali ragioni sono due: si inizia a studiare la lingua inglese molto più tardi rispetto agli altri Paesi (tra gli 8-9 anni) e con insegnanti che non sono madrelingua;
La conoscenza della lingua inglese è ancora considerata un accessorio nella formazione scolastica e non una delle esigenze primarie della formazione. Sicchè sono ancora troppi gli studenti che alla fine del percorso degli studi medi superiori, e molti quelli che, anche alla fine del percorso universitario, non padroneggiano quella che è oggi diventata una sorta di “lingua universale”, la cui ignoranza costituisce un handicap gravissimo in un mondo globalizzato in cui l’inglese è utilizzato in tutti i campi e da tutte le discipline come lingua che consente una comunicazione comprensibile a tutti. A tutti eccetto che alla stragrande maggioranza dei giovani italiani che
Insegnamento da riformare
Una riforma dell’insegnamento della lingua inglese è urgentissima e dovrebbe avere chiari gli obbiettivi da raggiungere: assicurare a tutti gli studenti il possesso del livello C1 al termine degli studi medi superiori.
Per ottenere questo risultato l’inglese deve essere insegnato fin dalla prima elementare e non con una sola ora di lezione alla settimana. Occorrerebbe almeno un’ora al giorno con metodo moderno e con docenti di lingua madre. E dalla terza elementare le ore dovrebbero aumentare in modo da consentire agli studenti al termine delle scuole elementari il raggiungimento aver del li livello A2. Durante la scuola media inferiore, le lezioni di inglese dovrebbero esser intensificate per far acquisire, al termine dei 3 anni, il livello B1.
Nelle medie superiori, dopo i primi due anni si dovrebbe raggiungere il livello B2 e alla fine dei 5 anni si dovrebbe acquisire il C1. In questo modo, qualsiasi studente italiano sarebbe in grado di padroneggiare la lingua inglese per poter affrontare gli studi universitari in Italia e all’estero senza subire penalizzazioni e per essere in grado, comunque, di sostenere colloqui di lavoro
Insomma, gli studenti italiani dovrebbero diventare bilingui al termine delle medie superiori. Ma questo che oggi sembra un obiettivo ambizioso non è sufficiente.
Occorre dotare i nostri studenti della conoscenza di un’altra lingua che dovrebbe essere insegnata a partire dalle medie inferiori e svilupparsi , in modo crescente nel corso di 8 anni.
Non solo inglese
Una seconda lingua, a scelta tra le più diffuse, è indispensabile per arricchire non solo le competenze linguistiche ma anche consentire l’apertura della mentalità dei nostri studenti. Ogni lingua andrebbe insegnata insieme alla cultura e alla letteratura per mettere a disposizione degli studenti anche gli strumenti per poter capire altre culture.
L’obiezione che molti sollevano di fronte ad uno scenario del genere è scontata: gli studenti italiani devono innanzitutto imparare la nostra lingua e la nostra cultura. Certamente. Ma chi avanza questo rilievo critico ignora che l’apprendimento delle lingue aiuta a conoscere e ad apprezzare meglio la lingua madre. E’ dimostrato che le lingue si apprendono meglio se vengono studiate nei primi anni di scuola, quando la mente è ancora sgombra da schemi rigidi. Ed è anche dimostrato che chi conosce almeno due lingue “pensa” meglio di chi ne conosce una sola. Noi pensiamo attraverso le parole e più ne conosciamo meglio è. Se poi, oltre a conoscere e padroneggiare più parole della nostra lingua conosciamo i meccanismi di traslazione dei significati e della costruzione delle frasi di altre lingue e culture, la nostra mente se ne avvantaggia in modo esponenziale: diventa più elastica, più adattiva, più capace di cogliere le sfumature e di “aprirsi” a modi diversi di pensare, di capire e di raccontare la realtà, i sentimenti, le emozioni oltre che i contenuti tecnici.
L’Italiano arricchito
Sostenere che, se si diventa bilingui e si conosce anche una terza lingua, si impoverisce la padronanza e l’uso dell’italiano è un errore madornale e spesso un alibi per non realizzare la rivoluzione linguistica di cui c’è urgente bisogno .
Di fronte alla diffusione errata della “inglesizzazione “della lingua italiana, il rimedio consiste proprio nel sapersi esprimere correttamente in italiano e in inglese, in modo che si usi la lingua madre separatamente da quella inglese. Se poi si conosce anche una terza lingua non ci può che essere un arricchimento della forma mentis dei nostri giovani che dovranno abituarsi a vivere senza confini. E i primi confini da abbattere sono quelli linguistici e culturali