Più tempo per decidere bene oggi ciò che va fatto domani. Il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, prova a rassicurare sui tempi e sullo stato di attuazione degli investimenti e i fondi europei del Piano nazionale di ripresa. Per la terza rata di 19 miliardi, il ministro rivela che il nodo sarà presto sciolto. Rivendica l’aver intrapreso con il Governo un percorso di ascolto, di dialogo costruttivo con le forze sociali e produttive, di aver chiesto a Bruxelles più tempo per migliorare i progetti e, “ci mancherebbe” ogni passaggio sarà discusso in Parlamento. Poi una notizia. “Questa mattina è stato firmato il Dpcm per dare attuazione al decreto sulla governance del Pnrr”, così l’esordio di Fitto, nel corso dell’informativa in Senato sul Pnrr, “Non c’è quello che da più parti ascolto come criticità, semplicemente perché la fase di attuazione della nuova governance non c’è ancora stata”, spiega e sottolinea, come la trattativa con Bruxelles sui tempi sia all’inizio.
Dialogo con forze sociali
Un aspetto preme al ministro Fitto ribadire, quello del dialogo serrato e costruttivo “La Cabina di regia come luogo di confronto costante”.
In questo contesto c’è l’incontro con Regioni e Province. A questo si è aggiunto, precisa il ministro per gli Affari europei, i colloqui della presidente del consiglio Giorgia Meloni, “con i ministri interessati e gli amministratori delle principali aziende di stato, Eni, Enel, Snam e Terna per poter avere con loro un confronto e delle proposte concrete su tutti gli obiettivi da raggiungere all’interno del Repower”, L’obiettivo secondo le aspettative del Governo: “portare avanti un confronto costante sul più grande piano di investimenti dal dopoguerra a oggi. E’ necessario mettere in campo un confronto doveroso con tutti quei soggetti che possono dare un contributo in questa direzione”. Per il ministro il RePower “affronterà non solo i grandi progetti strategici fondamentali per rafforzare l’autonomia strategica in campo energetico”, anche i progetti “con valenza internazionale, immaginando l’Italia come naturale piattaforma nel Mediterraneo. Ma al tempo stesso un obiettivo fondamentale che è di poter immaginare forme di incentivi per poter ridurre i consumi ed efficientare le soluzioni con famiglie e imprese. Su questi aspetti”, osserva Fitto, “ll Governo sta avviando un confronto ed è chiaro che avremo un luogo di confronto in Parlamento”.
Correggere le difficoltà
Sull’uso e la spesa delle risorse il ministro puntualizza. “Il Governo”, assicura in Senato Raffaele Fitto, “vuole raggiungere il risultato della spesa dell’intero Pnrr. E’ fondamentale in questo confronto con l’Ue trovare e correggere oggi le criticità e avere domani”, puntualizza il ministro, “le soluzioni e quindi un rapido avanzamento della spesa”.
Raccolto l’appello di Mattarella
“Il Governo fa suo l’appello del presidente Mattarella con la consapevolezza di volerlo attuare”. “È fondamentale e importante il dibattito con il parlamento”, asserisce Fitto. “Se necessario siamo pronti ad un approfondimento di merito, c’è la piena disponibilità del governo”. Il ministro osserva che “nel mese di maggio l’esecutivo presenterà la relazione semestrale sul Pnrr che avrà al suo interno una fotografia dettagliata su obiettivi e misure, una base per costruire una dinamica di confronto sulle criticità che ci sono”.
Bruxelles scambi di documenti
Il ministro per gli Affari europei, puntualizza anche come l’Ue, finora non abbia posto paletti, anzi. “il Governo è stato molto attento a evitare che ciò accadesse”, evidenzia: “In queste ore si stanno scambiando con Bruxelles gli ultimi documenti per raggiungere l’obiettivo di superare la fase di valutazione”. Superata questa ultima valutazione ci sarà il rilascio della terza tranche di aiuti legata al raggiungimenti dei 55 obiettivi del Pnrr richiesti per il 31 dicembre 2022. Fra i 27 punti del Pnrr da realizzare entro il 30 giugno 2023 “ci sono alcuni obiettivi da rimodulare”, ricorda Fitto che spiega: “l’interlocuzione con la Ue è per mantenere gli obiettivi e i finanziamenti, garantendo la loro realizzazione entro il 2026”. Fra i progetti da rimodulare illustrati dal ministro, c’è “la realizzazione degli asili nido e scuole dell’infanzia, la sperimentazione dell’idrogeno nei mezzi di trasporto pubblico e il progetto Cinecittà”.
Trovare le soluzioni oggi
Dare per scontato l’ok dell’Unione sarebbe comunque prematuro e Fitto lo ammette: “nelle prossime ore si dovrà trovare una soluzione per raggiungere questo obiettivo”, sottolinea il ministro in merito alla terza rata, del valore di 19 miliardi, “si proseguirà con l’invio di ulteriore documentazione in un confronto costante e propositivo con la Commissione europea per raggiungere questo obiettivo che nelle prossime ore dovrà trovare una soluzione anche perché si completa il mese di proroga”.
Maggiore tempo e flessibilità
Facendo un passo indietro il ministro in Senato ha ribadisce ciò che ha già annunciato di recente, cioè che all’Europa sarà chiesta maggior flessibilità per spostare la programmazione di investimenti fino al 2027 che dà tempo fino a dicembre 2029 per la rendicontazione. Redigendo nel frattempo il RepowerEU, che conterrà una parte di interventi infrastrutturali. Fitto assicura che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, “ha già incontrato tutti gli stakeholder delle principali aziende di Stato”.
Firenze e Venezia niente fondi per stadi e bosco dello sport
Nella sua informativa, Fitto riepiloga la vicenda dei due stadi inseriti all’interno dei Piani Urbani Integrati di Firenze e Venezia con il decreto interministeriale (Interno-Economia) del 22 aprile 2022 e che venivano poi dati come “raggiunti”. “Dalla Commissione Ue è emersa una valutazione negativa sul fatto che i progetti di Firenze e Venezia, lo Stadio Lanfranchi e il Bosco dello sport, siano realizzati con un finanziamento del governo nel quadro del Pnrr”, evidenzia il ministro. “In queste ore il governo sta lavorando per superare questa difficoltà” relativa ai Piani integrati Urbani delle due città “ma è evidente che i due interventi non riguarderanno più l’interlocuzione con la Commissione”. Il confronto con l’Unione va avanti su altri temi. Ieri è stato reso noto che è arrivata l’intesa sulla revisione delle linee guida per le concessioni portuali che hanno ottenuto il via libera della Ue.
Italia Viva tifa per risultati costruttivi
Il primo a prendere la parola per le repliche all’informativa del ministro è il leader di Iv Matteo Renzi. “Nel momento in cui il governo è impegnato a spendere dei soldi europei per tutti gli italiani anche chi come noi sta all’opposizione, ovviamente, fa il tifo per voi e lavora in una logica di dialogo costruttivo”.” Matteo Renzi lancia la sua proposta per rifare lo stadio Franchi di Firenze senza far ricorso ai fondi Pnrr. “Io sono uno sfegatato tifoso. Lo stadio Artemio Franchi è – ed è giusto dirlo – un monumento nazionale. È vincolato nelle curve, è vincolato nella torre di Maratona, è vincolato nelle scale elicoidali del Nervi, è vincolato nella facciata della tribuna d’autorità e d’onore. Molto recentemente, nel 2020-2021, è stato vincolato persino sulle curve… Ora, chi conosce Firenze mi deve trovare un solo esperto di arte, di turismo e di cultura che venga a Firenze per vedere la curva Ferrovia”. “Vengo alla proposta”, puntualizza Renzi nell’aula di Palazzo Madama, “C’è un uovo di Colombo potenziale e noi siamo propositivi. Signor presidente e, per suo tramite, signor ministro, noi abbiamo 55 milioni dei fondi europei. Il sindaco di Firenze legittimamente eletto scelga tra le case popolari, le scuole e i parchi su cosa investire questi 55 milioni. Scelgano il sindaco e l’amministrazione, non noi. I 90 milioni che il MiC (il ministero dei Beni culturali) ha messo sul fondo complementare vadano alle opere culturali che servono a Firenze: alla Biblioteca nazionale, all’Opificio delle pietre dure, agli Uffizi, che sono rilevanti almeno quanto la curva Ferrovia”. “Si permetta, tutti insieme”, rimarca Renzi, “di eliminare il vincolo, non sulle scale elicoidali, non sulla tribuna, non sulla torre di Maratona, ma solo sulle curve, così che lo stadio, come accade in tutto il mondo, lo facciano i privati coi soldi dei privati. A quel punto, salviamo i 55 milioni del Pnrr salviamo i 90 milioni del Ministero dei beni culturali, che vanno finalmente agli interventi che servono a Firenze, e non ci facciamo ridere dietro da tutta Europa. Mi sembra una proposta di buon senso”.