Il ruolo centrale del vicepresidente Kamala Harris sulle problematiche legate all’aborto, è stato messo alla prova nel mezzo di una nuova lotta per l’accesso alla pillola. La Casa Bianca cerca di mantenere la pressione sulla questione per galvanizzare gli elettori in vista delle elezioni presidenziali del 2024. L’amministrazione Biden combatte gli sforzi repubblicani che tentano di frenare l’aborto attraverso i tribunali. La vicepresidente si sta esponendo come il volto risoluto di una battaglia per proteggere quello che ritiene un diritto delle donne. L’aborto ha già dimostrato di essere una questione vincente per i democratici in tutto il Paese. Il partito ne ha approfittato nelle elezioni di midterm del 2022. Dentro e fuori la Casa Bianca, i democratici vedono l’aborto come una questione politica che potrebbe aiutare ad incrementare l’affluenza alle urne nelle prossime elezioni, dipingere i repubblicani come estremisti e aumentare i bassi indici di approvazione che affliggono sia Harris che il presidente Joe Biden. Con Biden in visita in terra d’Irlanda, la vicepresidente ha guidato una riunione della task force dell’amministrazione alla Casa Bianca, introducendo nuove protezioni della privacy intese a contrastare le investigazioni contro chi facilita gli aborti. Martedì si recherà a Reno, in Nevada, e condurrà una tavola rotonda sull’assistenza sanitaria riproduttiva. Harris ha organizzato decine di eventi dopo che la Corte Suprema ha annullato Roe contro Wade. Ora è pronta a tenere almeno un convegno a settimana incentrato sui diritti riproduttivi. L’aborto è considerato un elemento dominante dei programmi elettorali ed ha acquisito una rinnovata urgenza nel momento in cui il giudice distrettuale degli Stati Uniti, Matthew Kacsmaryk, ha emesso una sentenza che sospendeva l’approvazione da parte della Food and Drug Administration della pillola abortiva mifepristone, un farmaco sul mercato da 20 anni e che rende l’accesso all’aborto precoce più facile e meno costoso.L’amministrazione Biden spera di ribaltare la sentenza in appello, avvertendo che potrebbe mettere in moto un divieto nazionale di backdoor sull’aborto.