Il Terzo Polo è morto? O è solo tramortito dal fracasso delle liti di due imprevedibili leader? La rottura è davvero definitiva? Mai dire mai quando di mezzo ci sono Renzi e Calenda. Il loro indubbio talento politico mescolato a caratteri spigolosi e facili al risentimento li porta spesso a repentini cambi di tattica, strategia e alleanze. Stavolta, però, stanno esagerando.
Hanno inscenato una commedia degli equivoci che di drammatico ha solo la delusione provocata in chi vedeva nel Terzo Polo non solo una casa in costruzione per dare un tetto comune a moderati e riformisti sparpagliati. C’era anche l’aspettativa che una nuova formazione politica non riproducesse vecchi rituali di una politica che genera il 40% di astensioni.
E invece Renzi e Calenda se non cambiano registro stanno facendo in misura diversa un figuraccia.
Chi non vuole il Terzo Polo, Renzi o Calenda? Chi ha ragione e chi ha torto? Neanche Salomone riuscirebbe ad emettere un saggio verdetto sulla contesa.
La questione è di lana caprina. Entrambi lo vogliono, entrambi lo vorrebbero pilotare con l’elasticità e l’imprevedibilità di cui entrambi sono campioni, ed entrambi si ritengono talmente astuti da riuscire a mettere nel sacco l’altro.
Stiamo ai fatti. Renzi aveva lasciato a Calenda la gestazione del nascituro. Si era messo di lato per vedere come andava. Non è andata benissimo e Renzi avrà pensato che forse non era il caso di sciogliere subito Italia viva e rischiare in vista delle elezioni europee del 2024. Meglio presentarsi divisi, contarsi, vedere chi è realmente più forte dell’altro, tanto si vota con la legge proporzionale. Renzi avrà anche ipotizzato che nel frattempo Italia Viva avrebbe potuto fare calamita per eventuali delusi dal Pd e da Forza Italia. Calenda voleva invece partorire subito il nuovo partito, aveva già pronto il nome e le procedure per arrivare a giugno ad un congresso di fondazione. Com’è nel loro stile, i due invece di parlarsi cin franchezza in privati hanno scelto di lavare i panni in pubblico sui social e la reazione a catena è stata inevitabile. Un crescendo di parole sempre più grosse, di accuse pesanti fino a quella che sembra una rottura insanabile ma che tale potrebbe non essere.
Italia Viva e Azione non possono immaginare altre nozze se quelle che possono fare tra di loro. Se ne facciano una ragione e ne traggano le conseguenze. Prima fra tutte quella di smetterla con questo chiasso e di tornare a parlare seriamente di politica rispettandosi a vicenda senza farsi sgambetti e senza mettere l’altro di fronte al fatto compiuto. Stiano sereni, entrambi