Ben Ferencz, tra i primi testimoni esterni a documentare le atrocità dei campi di concentramento nazisti durante il processo di Norimberga, è scomparso all’età di 103 anni. Lo ha annunciato il figlio Don, aggiungendo che il padre è morto pacificamente nella sua residenza di Boynton Beach, in Florida. Don ha sintetizzato l’operato del padre con le parole “Legge, non guerra” e “Non mollare mai”. Il Museo dell’Olocausto degli Stati Uniti, a Washington DC, in un comunicato, ha dichiarato che con la perdita di Ferencz “il mondo ha perso un leader nella ricerca della giustizia per le vittime del genocidio e dei crimini correlati”. All’età di 27 anni, senza precedenti esperienze processuali, Ferencz divenne procuratore capo per un caso del 1947 in cui 22 ex comandanti nazisti furono accusati di aver ucciso oltre 1 milione di ebrei, zingari e altri nemici del Terzo Reich nell’Europa orientale. Per sostenere il caso, piuttosto che dipendere dalle dichiarazioni dei testimoni, Ferencz si è basato principalmente sui documenti ufficiali tedeschi. Tutti gli imputati furono condannati e più di una dozzina alla pena capitale mediante impiccagione, nonostante Ferencz non avesse mai chiesto la pena di morte. “Dirò qualcosa di molto profondo, che ho imparato dopo molti anni – dichiarò Ferencz in un’intervista nel 2017 – La guerra rende assassini anche le persone perbene”. Nato in Transilvania nel 1920, Ferencz emigrò giovanissimo con i suoi genitori a New York per sfuggire all’antisemitismo dilagante. Dopo essersi laureato alla Harvard Law School, si arruolò nell’esercito degli Stati Uniti in tempo per prendere parte all’invasione della Normandia durante la seconda guerra mondiale. Usando il suo background legale, investigò sui crimini di guerra nazisti. Ferencz visitò prima il campo di lavoro di Ohrdruf in Germania e poi il famigerato campo di concentramento di Buchenwald nel quale erano rinchiusi le persone che, in seguito, descrisse come “scheletri indifesi con diarrea, dissenteria, tifo, tubercolosi, polmonite e altri disturbi, che vomitavano nelle loro cuccette piene di pidocchi o per terra con solo i loro patetici occhi che chiedevano aiuto”. “Il campo di concentramento di Buchenwald era un ossario di orrori indescrivibili – scrisse Ferencz – Sono rimasto indelebilmente traumatizzato dalle mie esperienze come investigatore di crimini di guerra nei centri di sterminio nazisti. Cerco ancora di non parlare o pensare ai dettagli”. Verso la fine della guerra, Ferencz fu inviato al rifugio di montagna di Adolf Hitler nelle Alpi bavaresi per cercare documenti incriminanti. Purtroppo la ricerca si rivelò vana. Dopo il conflitto, fu congedato con onore dall’esercito degli Stati Uniti e tornò a New York per iniziare a esercitare la professione legale. Per via delle sue esperienze come investigatore di crimini di guerra, venne reclutato per aiutare a perseguire i criminali di guerra nazisti ai processi di Norimberga, iniziati sotto la guida del giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, Robert Jackson. Prima di partire per la Germania, sposò il suo amore dei tempi dell’infanzia, Gertrude. Conclusi i processi, Ferencz aiutò i sopravvissuti all’Olocausto a riconquistare proprietà, case, attività commerciali, opere d’arte, rotoli della Torah e altri oggetti religiosi ebraici che erano stati loro confiscati dai nazisti.