mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Attualità

Comuni sciolti, serve più trasparenza

Partecipazione dei cittadini e trasparenza amministrativa per tenere la mafia e la corruzione fuori dai comuni della Valle dello Jato, della Sicilia, del Paese. Questo il tema di una interessante conferenza che si è tenuta nell’Aula consiliare del Comune di San Cipirello in provincia di Palermo.

L’evento, promosso e patrocinato dalla Commissione straordinaria che regge le sorti dell’ente locale sciolto per mafia nel giugno scorso – in collaborazione con il Centro Studi Pio La Torre, le Acli (Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani), Libera Terra, Cgil, Cisl e Uil – ha spinto a discutere di questo tema molto importante tanti cittadini, rappresentanti sindacali e attivisti delle associazioni culturali e del terzo settore che chiedono da Nord a Sud una maggiore trasparenza amministrativa, unica arma per fermare le infiltrazioni delle cosche nella pubblica amministrazione.

Secondo i dati diffusi in un recente report da “Openpolis”, dal 1° dicembre 2019 ad oggi sono stati sciolti 26 comuni. Cinque di questi sono stati commissariati per infiltrazioni della criminalità organizzata. Salgono così a 143 i comuni attualmente sciolti in Italia. A questi si aggiungono 2 aziende sanitarie calabresi.

La regione con più scioglimenti in corso è la Calabria, con 29 enti interessati. Seguono Sicilia (22) e Campania (19). La Calabria è la regione con più comuni attualmente sciolti. La causa più frequente dei commissariamenti attualmente in corso sono i motivi politici (59, pari al 41,21%). Seguono le infiltrazioni criminali (45 ossia il 31,46%).

Gli esperti di “Openpolis” hanno anche passato la setaccio le amministrazioni per le quali è stata istituita una “Commissione di accesso”, organismo che, in base alla legge, deve verificare se vi siano i presupposti per lo scioglimento per infiltrazioni criminali: “gli accessi in corso avvenuti nell’ultimo anno sono stati almeno 8 (un’azienda sanitaria e 7 comuni), di cui 3 localizzati nel nord Italia”.

È evidente che la sospensione degli organi democraticamente eletti dei cittadini rappresenta la sanzione massima per una determinata comunità; questo spiega la ragione per la quale bisogna procedere con la massima attenzione.

Attualmente al vaglio della Commissione Affari costituzionali della Camera ci sono tre proposte di legge che puntano a modificare la normativa sui commissariamenti per infiltrazioni mafiose. Due di queste puntano a riformare in più punti le norme sui commissariamenti per mafia. Si tratta della proposta 474, presentata dalla deputata Dalila Nesci (M5s), e della proposta 1512, di cui è firmataria la deputata Enza Bruno Bossio (Pd). Una terza (la n. 1630), a firma della deputata Jole Santelli (Fi), a differenza delle precedenti, non riforma l’intera normativa, ma si limita a prevedere che il ricorso contro il commissariamento sospenda il decorso dei termini della consiliatura fino alla definizione del giudizio.

In caso di accoglimento del ricorso da parte della magistratura amministrativa, il periodo compreso fra la pubblicazione del decreto e la reintegrazione degli organi elettivi non si calcola ai fini del termine della consiliatura. L’esito dei tre disegni di legge dipenderà anche dalla piega che prenderà la legislatura.

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