Alcuni giorni fa abbiamo ricordato il sequestro di Aldo Moro, il politico, la persona, il professore universitario. La lezione morotea ci induce a riflettere che quando nel 1984 il PCI raggiunse il 34,3% segnando il passo sul “centrismo” nazionale, la teoria del “compromesso storico” lanciata dalle pagine di Rinascita, si stava “strutturando”. “Camminiamo insieme perché l’avvenire appartiene in larga misura ancora a noi” (Aldo Moro). L’ipotesi di un governo di solidarietà nazionale avanzata da Moro a Berlinguer, sarebbe stata la “reale rivoluzione di Ottobre” e quel “maggio romano” si sarebbe trasformato nel “Maggio Italiano”. Oggi, la contemporaneità del “moroteismo” è elemento integrante della corrente “riformista” del pensiero sociale e politico.
Sostiene Lucio D’Ubaldo nella sua opera “Riformismo democratico e cristiano” – Edizioni Il Domani che “la prospettiva di un confronto responsabile, in ogni caso laborioso per entrambe le forze che costituivano i pilastri del cosiddetto pluralismo polarizzato, non poteva velare le asperità insite nella ricerca di uno spazio di collaborazione tra le grandi forze popolari del Paese…..Solo la consapevolezza della gravità di quel momento storico aiuta quindi a capire, a distanza di molti anni, la complessità e il vigore del ragionamento di Moro”. Il pensiero che ha sempre animato la convinzione di Aldo Moro nella sua veste di professore universitario è che nel confronto e nel dialogo “studiare di più” fosse centrale, così come la solidarietà e la responsabilità sociale e politica dell’agire pubblico.
La “teologia della società della conoscenza” apparirà già nel ’76 quando Zaccagnini sosteneva: “ Sul piano pratico il no al comunismo cosa significa? Significa che se essi studiano, noi dobbiamo studiare di più; che se essi lavorano, noi dobbiamo saper lavorare di più per il nostro partito; che se essi sono seri, noi dobbiamo essere più seri di loro; e, soprattutto, se essi hanno fede, noi dobbiamo avere più fede e più certezza di quanto ne abbiano loro. “Ma la storia ci continua ad offrire letture ed approfondimenti sul costrutto del moroteismo, alimentando una nuova prospettiva verso la costruzione del sistema del sapere e della conoscenza moderna. “Ci dedicavamo a coltivare l’dea di una democrazia rappresentativa, fondata sui corpi intermedi, su quella loro fitta trama di consuetudini, di scambi e di relazioni” dice Marco Follini.
Il futuro che ci attende riporta la centralità del pensiero di Moro sui temi dell’avvenire, del domani, della persona nuova, dell’umanesimo europeo. E la direzione dunque di una nuova missione del sapere e della “filiera della conoscenza” che stiamo vivendo diventa quella della proposta murriana:” Chi avrà la forza d’interpretare le speranze e i bisogni delle classi popolari avrà il diritto, guadagnato sul campo, di guidare il processo di cambiamento da una condizione di strutturale lacerazione sociale a uno stato di maggiore giustizia e solidarietà civile. Allora occorre esserci, sul campo”. L’attualità di questi lineamenti “scientifici” sono la global strategy di una nuova “rinnovata” terza missione della conoscenza rendendo ogni popolo protagonista del cambiamento per un’ umanesimo sociale che superi la crisi centrata sulla persona.