“Il gioco gioca sempre il giocatore”. Nessuno ovviamente tra gli scommettitori tiene in conto l’antico monito, tanto che in Italia il ritmo delle giocate ha assunto una velocità di spesa travolgente. Nell’ultimo anno gli italiani hanno speso in giochi – lotto, Superenalotto, gratta e vinci – oltre 106 miliardi di euro, una cifra che divisa per giorno tocca i 52 milioni. Tra scommesse perse e quelle vinte lo Stato incassa 10 miliardi l’anno, ponendo i Monopoli italiani primi in Europa. Soldi e delusioni creano un circolo di dipendenza dove i più vulnerabili sono i giovani.
Da inizio gennaio per arginare questo nuovo problema, è necessaria la tessera sanitaria per poter accedere alle slot machine. Uno stop ai tanti ragazzi che sono diventati scommettitori, che per sostenere il ritmo delle crescenti spese di gioco sono costretti a dedicarsi ad attività illecite. Il divieto di gioco d’azzardo ai minori di 18 anni è contenuto nel “decreto dignità” ed è stata attuato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato. Il decreto prevede l’utilizzo obbligatorio della tessera sanitaria per giocare alle videolottery e alle slot machine. Per chi viola le regole sono previste multe da 10mila euro.
Il primo risultato ottenuto è stato positivo si è infatti registrato un calo nel gioco delle slot, mentre per l’adeguamento tecnico i gestori hanno speso 10 milioni di euro. Gli apparecchi che risultano sprovvisti del blocco di accesso con l’inserimento della tessera sanitaria, saranno rimossi. “La violazione”, prevede la legge, “di tale norma è punita con una sanzione amministrativa di diecimila euro per ciascun apparecchio”. I dati, in particolare quelli sui giovani, destano una maggiore preoccupazione, l’indagine commissionata dalla Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato (AAMS) e diffusa dal Ministero dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con Explora, ha preso in esame due approfondimenti: il primo su minori tra i 14 e i 17 anni, il secondo sugli over 65. Lo studio ha coinvolto un campione rappresentativo di 12.007 individui: 47,6% uomini; 52,4% donne. Le cifre emerse dicono che un adulto su tre ha giocato almeno una volta nell’ultimo anno e che i giocatori ‘problematici’ sono circa un milione e mezzo. I giochi più apprezzati sono le slot machine e le video lotterie mentre sul piano personale il 5,8% del campione ha ottenuto la cessione del quinto sullo stipendio, il 27,7% ha ottenuto prestiti da società finanziarie e il 14,2% ha chiesto prestiti a privati. In tutti i casi le percentuali dei giocatori sono risultate più alte rispetto ai non giocatori. A rischio patologia sono 1 milione e 700 mila italiani. Un dramma che pesa anche sullo Stato perché per ogni giocatore patologico grave, il costo annuale delle cure a carico dello Servizio sanitario raggiunge i 38 mila euro.
Dietro il gioco d’azzardo, infatti, si nasconde l’inferno delle dipendenze patologiche che causano la perdita del lavoro e della dignità, rovinando intere famiglie.
Le persone in Italia che dal rischio di patologia già presentano forme concrete di ludopatia sono circa 790 mila. Di queste, il 50% è disoccupato.
Dal lavoro dei volontari dei Centri di solidarietà, è emerso come la ludopatia sia molto simile alla tossicodipendenza. Parlando con le persone è stato evidenziato come mentre giocano, annullano tutto quello che hanno intorno. La stessa patologia si riscontra nei tossico dipendenti. In questo settore di malattia e vicende umane già di per sé così tormentate, arrivano gli interessi illeciti che prendono il sopravvento. Il gioco illegale gestito dalle mafie è calcolato su una percentuale pari al 20%. La presenza di gioco sommerso è più evidente al Sud, dove la malavita distribuisce e installa i propri apparecchi, sostituendosi allo Stato e all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, come è stato riscontrato da numerose inchieste condotte in questi anni.