Se a febbraio del 2018 si segnò la memoria con il “mercoledì bianco”, a causa dell’arresto di 29 donne iraniane che si tolsero il velo in segno di protesta, questo sarà ricordato come il “venerdì rosso”: rosso come il sangue versato e ignorato dal regime islamico, per l’abolizione del velo. Infatti, con una nota ufficiale il ministero dell’Interno di Teheran ha affermato che l’hijab obbligatorio per le donne è “uno dei fondamenti della civiltà della nazione iraniana” e “uno dei principi pratici della Repubblica islamica”, “non c’è stato e non ci sarà alcun ritiro o tolleranza nei principi e nelle regole religiose e nei valori tradizionali”.
Il comunicato aggiunge che “l’hijab e la castità dovrebbero essere tutelate per rafforzare le fondamenta della famiglia”. La nota aggiunge che è “ingannevole” lo slogan “Freedom’s life woman”, reso popolare tra i manifestanti dopo l’omicidio di Mahsa Amini per mano della polizia di sicurezza morale. Questo regime palesa così non solo le sue intenzioni, ma anche le sue paure: non arretreranno perché hanno scelto di affermare la loro identità attraverso il corpo delle donne, destinate così a non essere più esseri umani e soggetti senzienti valevoli di ritti umani e libertà fondamentali, ma merce, stendardo, simbolo di stato. In una parola “cose” di regime.
È qui che germina l’aberrazione, che offre sponda a qualsiasi sopruso, fino alle efferatezze che si sono consumate e che continuano a consumarsi in Iran. E se hanno ancora il coraggio di combattere queste donne, contro una tale demoniaca forza che gli abita in casa, noi tutte dovremmo unirci, ora più che mai, in una sola voce per “donna, vita, libertà”; perché questo sì è affare nostro, contro chi davvero raggira e mente, trattando come colpa grave la richiesta di dignità e diritto. Il coraggio ce lo mostrano, ancora una volta dall’Iran, la madre e il fratello di Aida Rostami, la giovane, medico, uccisa brutalmente dal regime (ricordiamo il cadavere che portava orrendi segni di torture e lo schiacciamento di metà volto), colpevole di aver segretamente curato i manifestanti.
La madre e il fratello hanno decorato con un panno rosso la sua tomba, come segno del suo sangue versato e hanno poi pubblicato la foto. Intanto proseguono nel Paese le chiusure di centri per servizi e negozi per il mancato rispetto dell’obbligo di dipendenti e clienti. Intanto sono stati pubblicati molti resoconti dei cittadini sul duro trattamento riservato dal governo alle donne che non si sottomettono all’hijab obbligatorio. Proseguono, invece, le chiusure di centri servizi e negozi per il mancato rispetto dell’obbligo dell’hijab di dipendenti e clienti e l’invio di sms ai proprietari dei mezzi.