giovedì, 19 Dicembre, 2024
Attualità

Sanità pubblica. Medici e sindacati: stanchi di gridare senza risposte

Ferme le trattative sui fronti caldi della assistenza ospedaliera. Le sigle del Ssn: mobilitazione e scioperi contro i silenzi del Governo

“Stanchi di gridare, scrivere, denunciare senza avere risposte”. È l’attacco dei medici al Governo, Organizzazioni professionali e dei sindacati che annunciano mobilitazioni e scioperi per la totale insoddisfazione verso una trattativa per contratti e rilancio della sanità pubblica posta a margine se non dimenticata dall’Esecutivo di Centrodestra. La posta in gioco è alta, con una Servizio sanitario nazionale in preda a vistose lacune, carenze che con crescente affanno sono coperte dai medici e personale sanitario. Situazione che le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria ritengono insostenibile. La prima mossa sarà la ripresa della “mobilitazione iniziata a settembre”, annunciano una decine di sigle della sanità pubblica, “per organizzare entro il mese di maggio, insieme alle associazioni dei cittadini e le componenti sociali e professionali, gli Stati Generali della salute in preparazione di una manifestazione pubblica a giugno, prevedendo anche scioperi”.

Le richieste dimenticate

Entrando nel merito delle rivendicazioni inascoltate, l’Intersindacale composta da: (Anaao-Assomed, Cimo, Fesmed – Anpo, Cimop, Fesmed -, Aaroi, Emaci, Fassid, – Aipac, Aupi, Simet, Dinafo, Snr -, Fp Cgil medici e dirigenti Ssn, Federazione veterinari medici, Uil Fpl, – Coorfinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria sanitaria), ricordano che il Decreto Bollette approvato dal Consiglio dei Ministri, “contiene alcune misure per la sanità pubblica, per lo più di ordine normativo, rigorosamente senza impegni economici, che lasciano prive di soluzione e di prospettive il grande problema del destino del Sistema sanitario nazionale e dei professionisti che lavorano al suo interno”.

Le difficoltà in corsia

L’unico messaggio positivo – che le Organizzazioni ritengono ampiamente insufficienti – è riservato di fatto ai soli Pronto Soccorso, “con l’anticipo di un finanziamento già previsto dalla legge di bilancio. Un messaggio giusto, che, però”, osservano i medici, “sotto certi aspetti, rischia di essere solo cosmetico”. I problemi per gli ospedali pubblici sono diventati enormi, con file d’attesa e interventi rinviati per la carenza di personale e inadeguatezza delle strutture pubbliche. Nel documento si sottolinea come ministero della Salute sia sovrastato dalle decisioni del Ministero dell’economia e finanze e dal Governo che non hanno “alcuna considerazione per i professionisti di altre discipline che hanno problemi forse meno sbandierati ma altrettanto gravi, ad iniziare da quelli degli anestesisti, non meno ‘critici’ per continuare con i chirurghi, fino ai professionisti della prevenzione primaria e a quelli che prendono in carico i pazienti post acuzie”.

Concessi più vantaggi ai privati

In più per medici e personale le trattative e rivendicazioni economiche sono ferme. “Niente risorse extracontrattuali per il Contratto collettivo di lavoro 2019-2021, i cui incrementi previsti sono un terzo del tasso inflattivo”, sottolineano le sigle sindacali, “niente fiscalità di vantaggio, concessa a privati e altri settori del pubblico impiego, neppure per attività di valore sociale come l’abbattimento delle liste di attesa”.

Niente soluzioni per la crisi

Delusione anche per i mancati provvedimenti più incisivi e capillari per la tutela della sicurezza dei medici, sempre più al centro di fatti di cronaca per aggressioni al personale e spesso alle stesse strutture. “Un decreto monco, insomma, che, per quanto contenga risposte ad alcune richieste delle Organizzazioni sindacali, come la procedibilità d’ufficio per chi aggredisce gli operatori sanitari, fallisce l’obiettivo di sollevare un servizio sanitario nazionale in ginocchio e arrestare la fuga di medici, dirigenti sanitari e veterinari, delusi e insoddisfatti, dal Sistema sanitario nazionale”, sottolineano le Associazioni di categoria dei medici ospedalieri, che puntualizzano, “non saranno di certo incentivati a rimanere nella sanità pubblica da una sanatoria per l’accesso ai ruoli della “area critica” (soltanto pronto soccorso?) Senza specializzazione, o da un incremento della retribuzione oraria delle prestazioni aggiuntive in pronto soccorso che sarà ampiamente tassato, oppure da incarichi libero-professionali per gli specializzandi a prezzo da saldi di stagione. Tantomeno il giro di vite arresterà il reclutamento dei gettonisti, che finisce anche per essere legittimato”, osservano con disappunto i medici ospedalieri.

La salute decisa dal Mef

L’impegno profuso dal Ministro della salute, attraverso dichiarazioni e tavoli tecnici con le Organizzazioni sindacali, non è bastato a dare una scossa a quello che ormai da decenni si configura come il vero Ministero con portafogli della salute, ovvero il Ministero dell’Economia e Finanze. Di fatto si lascia invariato il quadro economico delineato dalla Nadef mirando nel 2025 ad una spesa sanitaria che le stesse Regioni giudicano insostenibile, minacciando ulteriori tagli”.

Urgenti provvedimenti strutturali

“La crisi della sanità pubblica richiede investimenti congrui e spendibili oggi”, fanno presente i sindacati, “mentre il disagio dei professionisti al suo interno, necessita di provvedimenti strutturali, e non cosmetici, incluso l’utilizzo della leva retributiva nei loro confronti, senza eccezioni, perché tutti hanno garantito i Lea a spese della qualità della loro vita, delle loro ferie e dell’abuso del loro orario di lavoro. Nonostante tutto e nelle condizioni di lavoro peggiori dell’ultimo decennio”.

Tempo scaduto ora mobilitazioni

Tra ritardi e incertezze, le Associazioni di categoria, annunciano che il “tempo è scaduto, e le Organizzazioni sindacali sono stanche di gridare, scrivere, denunciare senza avere risposte”, sottolineano ancora. “Per manifestare il loro disagio riprenderanno la mobilitazione per organizzare entro il mese di maggio, insieme con le associazioni dei cittadini e le componenti sociali e professionali, gli Stati generali della salute. In assenza di risposte convincenti”, evidenziano, “nel mese di giugno scenderanno in piazza, prevedendo anche scioperi perché dopo 10 anni di tagli indiscriminati di strutture, posti letto e offerta sanitaria occorre fermare questa deriva: siamo all’ultima chiamata per il servizio sanitario nazionale e pubblico”.

L’appello a Mattarella

“Fermarsi qualche giorno per non fermarsi per sempre”, scrivono, “È ormai il momento di pretendere la salvaguardia di un servizio di cure pubblico e universale, per la quale non basta la sola voce del Ministro della salute, serve quella dei cittadini, dei sindaci, delle regioni, delle forze sociali, delle istituzioni professionali, alle quali ci rivolgiamo per salvare l’articolo 32 della nostra Costituzione. Perché un servizio sanitario, pubblico e nazionale, rappresenta anche ‘l principale presidio della unità nazionale’, come dice il Presidente Mattarella. La sostenibilità di un servizio sanitario è scelta politica”, puntualizza infine l’Intersindacale, “O si è con il Sistema sanitario nazionale o contro. Questo le Organizzazioni sindacali e i cittadini chiedono al presidente del Consiglio e ai Ministri del suo Governo”.

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