“Non lavoreremo più!”. La notizia me la dá un sedicente esperto di intelligenza artificiale. “E quindi, che facciamo?”, esito. “Potremo goderci la vita”, mi fa con tono definitivo. E poi, “avere i soldi che vogliamo”.
Non so se è uno scherzo, ma arriva un altro tizio che forse mi tira fuori da qui. Invece si chiede come si sia arrivati a questo punto, cioè a una società dove tutto è ipersemplificato, polarizzato. Così, dal niente, “Per non parlare del razzismo, ma quando mai?!”, polemizza.
Che giornata. Mi serve una exit strategy: “La fame! La gente ha fame”, suggerisco, d’altronde è quasi ora di pranzo. Ma non basta. “E quindi?”, incalza. Vado all-in: “Bisogna creare lavoro. Ma prima di tutto investire in educazione, partire dalla testa, da come pensiamo, come disse quel tale”. O da ChatGPT?
Oddio, il dubbio mi assale e tutto si confonde. Sarà la febbre, non dovrei trovarmi qui a fare networking di sabato mattina in queste condizioni. O forse, come ipotizza Sifted, testata del Financial Times che copre il mondo delle startup, siamo finiti in trappola, nell’ennesima bolla. Quella dell’intelligenza artificiale, stavolta.
Alla ricerca di un mondo prêt-à-porter
È una questione di metodo. Scrive Sifted nella sua newsletter: “Tutto il clamore intorno all’intelligenza artificiale generativa sta facendo nascere anche una serie di generiche ‘startup di intelligenza artificiale’ che faticano a trovare un vero problema da risolvere. E questo non è un bene. Chi ha costruito una lunga carriera nel settore ora teme che i fondi di venture capital che gettano indiscriminatamente denaro nella loro nuova ossessione possano prepararci a un ‘bagno di sangue’ di fallimenti”.
Siamo alle solite. Siamo in pieno hype. Viviamo di hype. Abbiamo bisogno dell’hype. Una fame chimica da hype. Eppure le sfumature contano. Perché, spiega Seth Godin, esperto di marketing, “le sfumature richiedono pazienza, intuizione e consapevolezza dei dettagli”.
In altri termini, e con l’efficacia di un fuoriclasse, “se la cosa del momento è la risposta a ogni singola domanda, se, indipendentemente dal problema, la risposta è la criptovaluta, l’omeopatia, internet, magari GPT, gli oli essenziali o la decarbonizzazione, è possibile che stiamo imboccando una strada facile”.
Io riprendo quella verso casa, ma non riesco a togliermi dalla testa le parole di Giorgio Bocca: “Fare soldi, per fare soldi, per fare soldi: se esistono altre prospettive, chiedo scusa, non le ho viste”. Maledetta febbre.