venerdì, 22 Novembre, 2024
Giovani

La fuga dei cervelli costa all’Italia 14 mld l’anno

Tra il 5 e l'8% dei laureati si trasferisce all'estero

Secondo Istat, negli ultimi dieci anni, 2 milioni di giovani hanno lasciato l’Italia in cerca di fortuna all’estero, un terzo di loro hanno un’età compresa tra 25-34 anni e circa un quarto aveva già conseguito almeno una laurea. Fondazione Migrantes, già nel rapporto 2021, segnalava che gli iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) erano 5.652.080, quasi il 10 per cento della popolazione nazionale. Un flusso in uscita che si è intensificato negli ultimi tre lustri e che non è rallentato nemmeno negli anni della pandemia. incrociando i dati dell’Istat con quelli del Ministero dell’Università emerge che tra il 5% e l’8% dei laureati italiani parte per l’estero. Ad aggravare il peso di questi numeri la certezza che si tratti di una perdita di capitale umano, ovvero di expat o, come dicono i boomer, una fuga di cervelli.

  • Gli italiani che si sono trasferiti all’estero in cerca di lavoro sono aumentati dell’82% dal 2006 al 2021. Il primato degli uomini è stato superato dalle donne con un incremento dell’89,4%. Solo una minima parte fa ritorno in Italia.

Aumenta il numero delle matricole universitarie ma anche quello dei laureati in fuga

Se da una parte il progressivo aumento del numero degli immatricolati dimostra il valore delle università italiane, è pur vero che la fuga dall’Italia di giovani laureati rischia di compromettere la competitività del belpaese. La maggior parte di quei “cervelli in fuga” appartiene a professionisti altamente formati e qualificati, come: medici, ingegneri, specialisti dell’informatica.

In altre parole, si investe in formazione ma i frutti di quegli investimenti maturano in altri Paesi.

  • Secondo la stima di Fondazione Nord Est, l’Italia perde ogni anno l’1% del Pil a causa di investimenti fatti in capitale umano che si traducono in cervelli in fuga.

La fuga dei cervelli costa all’Italia circa 14 miliardi di euro all’anno

In una recente analisi di Confindustria riferita al 2018 si legge che per la formazione di un giovane fino a 35 anni si spendono circa 165mila euro. Sempre secondo il report di Confindustria, moltiplicando quella cifra per il numero annuale di expat si arriva a una perdita di 8,3 miliardi all’anno e a questi si devono aggiungere circa 5,6 in costi sostenuti dallo Stato per offrire servizi di istruzione e servizi annessi.

D’altra parte, la scelta di emigrare verso mercati più competitivi è dettata dalla convinzione di poter meglio impiegare le proprie competenze e dall’aspettativa di ottenere compensi economici più adeguati.

  • Le mete privilegiate sono: Regno Unito e Paesi del Nord Europa, Paesi Bassi, Germania e la vicina Svizzera.

Il MIUR punta al rimpatrio delle menti emigrate con 3 mosse vincenti

Una vera e propria emorragia di talenti che contribuisce pesantemente all’invecchiamento del tessuto sociale e imprenditoriale.

Riuscire a trattenere i nostri talenti e iniziare ad attrarne di nuovi dall’estero è diventata ormai una priorità.

Ecco perché, Il Ministero dell’Università e della Ricerca propone 3 interventi mirati a convincere le menti emigrate a tornare in Italia. Si tratta dell’esonero contributivo, più attenzione al welfare del personale universitario e l’aumento degli stipendi. Le risorse sono previste nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

  • Per l’esonero contributivo da 7.500 euro su tutti i nuovi giovani ricercatori assunti a tempo indeterminato, il Pnrr ha messo a disposizione 150 milioni di euro utili ad assumere 20.000 ricercatori fino al 2026.
  • Per il welfare del personale universitario, le università statali possono destinare una quota dei ricavi di progetti di ricerca europei o internazionali alla stipula di polizze sanitarie integrative a favore dei docenti e della ricerca, in misura non superiore all’1% del rimborso spese eseguito dall’istituzione ospitante. In fase iniziale si tratta di 60 milioni di euro e si pensa di portare la soglia al 2%, arrivando a stanziare 120 milioni.
  • Per l’aumento degli stipendi dei ricercatori e delle ricercatrici che rientrano in Italia con una borsa di studio Ue per fare ricerca, un incremento di guadagno fino al 30%.

* Liceale e Speaker radiofonica at New Sound Level

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