mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Esteri

Scandalo “partygate”: Boris Johnson affronta l’udienza sui festini irregolari durante la pandemia

Boris Johnson è tornato dove gli piace stare, ovvero al centro dell’attenzione. Ma questa volta le circostanze non sono delle più felici. L’ex primo ministro britannico deve affrontare, mercoledì, l’udienza per aver ingannato il Parlamento riguardo alle feste che violavano le regole negli edifici governativi durante la pandemia di coronavirus. Johnson si è detto ottimista ed ha affermato che le prove dimostreranno, in modo definitivo, che non aveva fuorviato consapevolmente o sconsideratamente il Parlamento.
L’udienza dovrebbe durare diverse ore e rappresenta uno spartiacque nella carriera di Johnson. Se il Comitato dei Privilegi della Camera dei Comuni dovesse concludere che l’ex premier ha mentito deliberatamente, potrebbe essere sospeso o addirittura perdere il seggio in Parlamento.
Ciò, probabilmente, metterebbe fine alle speranze di un ritorno a Downing Street per il politico 58enne, che portò il Partito conservatore ad una schiacciante vittoria, nel 2019, per poi essere costretto a lasciare la leadership, nel luglio 2022, dopo essere rimasto impantanato in scandali su denaro, etica e giudizio.
In un rapporto provvisorio, il comitato, composto da legislatori conservatori e dell’opposizione, ha affermato che le prove suggeriscono senza ombra di dubbio riunioni nei suoi uffici di Downing Street, nel 2020 e nel 2021, infrangevano le regole di blocco del Covid-19.
Johnson ha riconosciuto che le sue ripetute rassicurazioni al Parlamento non erano corrette. Tuttavia, ha sostenuto che non c’era alcuna intenzione di fuorviare intenzionalmente o sconsideratamente i legislatori. In un dossier di prove scritte, l’ex Primo Ministro ha affermato che “credeva onestamente” nella legalità delle riunioni a base di torta, vino, formaggio che, a suo dire, non infrangevano le restrizioni alla socializzazione che il suo stesso governo aveva imposto al Paese .
Le rivelazioni sui raduni avevano scatenato la rabbia tra i britannici che seguivano le regole imposte per frenare la diffusione del coronavirus, impossibilitati a visitare amici e familiari o addirittura a salutare i parenti morenti negli ospedali.

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