Onorevole Gianfranco Rotondi lei è un infaticabile, entusiasta, e geometrico protagonista della vita politica nazionale. Ora con l’onorevole Cesa lanciate un forte progetto centrista per ridare voce ai moderati. Perché in Italia c’è bisogno di un ritorno della Dc?
“La Dc non se ne è mai andata, essa era un partito federale, una efficiente associazione di correnti organizzate autonomamente. Nel ‘94 il sistema elettorale maggioritario ha sancito il sistema correntizio dal principio dell’unità della Dc; oggi il ritorno del proporzionale può favorire una dinamica opposta, ma non è automatico”.
Quali possibili obiettivi politici comuni del progetto del Popolo Italiano, cioè il movimento suo e di Lorenzo Cesa, con Italia Viva di Matteo Renzi e i frondisti azzurri di Mara Carfagna?
“Separerei le questioni: con Mara Carfagna e con Forza Italia condividiamo la collocazione nel partito popolare europeo e dunque dialoghiamo e lavoriamo assieme; il partito di Renzi per ora è parte della sinistra e quindi possono esserci solo incontri parlamentari”.
Quali ambizioni ha il Progetto/Partito del Popolo Italiano?
“Ripartiamo dal Ppi, secondo la volontà di Mino Martinazzoli, ultimo segretario democristiano. Lui ritenne che il popolarismo fosse l’abito della Dc di questo tempo. Sono passati ventisei anni e quella indicazione sembra più attuale di allora”.
In una Italia così divisa e inquieta cosa potrà raccogliere il partito lanciato da Cesa e Rotondi?
“È un progetto più che un partito. Si deve vedere quante coscienze mobiliterà, quante energie risceglierà, quante indicazioni di governo saprà offrire. La suggestione di una forza di popolo che chiede le chiavi del Paese sulla base di un programma nuovo è fortissima”.
Basteranno le buone intenzioni, slogan e progetti centristi per salvare l’Italia?
“Serve un programma, e poi un candidato premier. Se c’è il primo, il leader si manifesta. Non dimentichiamo che Silvio Berlusconi scese in campo dopo che Giuliano Urbani gli espose un possibile vittorioso programma di centrodestra”.
C’è un evidente feeling propositivo tra il premier Giuseppe Conte e molti esponenti Dc. Ne nascerà una prospettiva politica di collaborazione?
“Stimo Conte ma sono e resto un deputato che si oppone al suo governo. Il partito che nasce deciderà democraticamente le alleanze e tutti ci adegueremo alla volontà del congresso. Conte esprime frequentemente aperture al mondo cattolico e un partito popolare di questo deve tenere conto”.
Quali i prossimi passi del Partito Popolare del Popolo?
“Non tocca a me suggerirli. Il partito nasce dall’incontro di 36 associazioni, ma sulla intelaiatura dell’Udc, guidata con sobrietà ed efficacia da Lorenzo Cesa. Tocca a lui la fatica di un cronoprogramma”.