Una recente indagine, condotta da un team di ricercatori del Caltech (California Institute of Technology) e pubblicata sulla rivista scientifica ‘Leonardo’, ha dimostrato che Leonardo da Vinci aveva intuito circa due secoli prima di Newton il legame tra gravità e accelerazione.
L’autore dei nuovi studi su Leonardo, Morteza Gharib, docente di aeronautica alla Caltech, racconta di aver appreso dei suoi esperimenti sulla gravità sfogliando le pagine del ‘Codice Arundel’ (raccolta di note e disegni che risalgono al periodo compreso tra il 1480 e il 1518).
L’ingegnere Gharib ha spiegato: “Leonardo da Vinci si è avvicinato al 10% del valore utilizzato oggi. È sbalorditivo”. In due pagine del Codice sono presenti disegni che mostrano una brocca d’acqua il cui contenuto fuoriesce in grandi gocce circolari. In questi schizzi la traiettoria verso l’esterno e verso il basso è rappresentata lungo l’ipotenusa di un triangolo adiacente. A Gharib è stata sufficiente la valutazione di questi appunti per fare un collegamento con la teoria della gravitazione di Newton, perché nel diagramma, diviso in sezioni da linee verticali lungo il triangolo, la forza gravitazionale si scompone e accelera lentamente. Si vede che il contenuto d’acqua diminuisce più rapidamente con il passare del tempo.
Gli esperimenti condotti tra il 1589 e il 1666, da Galileo Galilei che gettò i gravi dalla Torre di Pisa, e da Isaac Newton che narrò di una mela caduta sulla sua testa, dimostrano la caduta di un oggetto verso il basso; il dottor Gharib, osservando il disegno di Leonardo contenuto nella raccolta redatta tra il 1478 e il 1518, ritiene di essere riuscito a provare che Leonardo aveva condotto esperimenti simili secoli prima che Newton enunciò la legge gravitazionale.