“Ogni partitura del passato ha qualcosa di importante da dire se racconta qualcosa di quello che deve ancora arrivare, delle partiture future. Sinfonia di Luciano Berio è una prova addirittura imbarazzante di quanto sia vero questo. Dentro “Sinfonia” di Luciano Berio è fatale riconoscere quante opere siano venute poi fuori, vuoi per imitazione, vuoi per insegnamento, che una figura complessa e articolata come quella di Luciano Berio è riuscita a lasciare in termini di termini di insegnamenti per il futuro”.
Con queste parole il Presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha aperto, sabato 11 marzo, la prima giornata di studi su Luciano Berio e il suo rapporto con la multimedialità. Il Presidente ha poi comunicato un’interpretazione di ciclicità di appuntamenti su questo straordinario compositore del secondo Novecento, che reputo sia un ottimo modo di rispondere ed educare ad una curiosità di conoscere anche di fronte all’inesauribile, come Berio ben rappresenta. Questa giornata di pone come punto di partenza di una più estesa riflessione sul rapporto fra Berio e la sperimentazione audiovisiva e multimediale, centrale non solo nel campo degli studi dedicati al compositore, ma anche nel più ampio settore di ricerche dedicate all’interazione fra musica ed evoluzione tecnologica nel panorama della musica seria del Novecento. L’incontro si articola in cinque interventi, suddivisi in due sessioni (mattutina e pomeridiana), con tavola rotonda finale. L’evento sarà trasmesso anche in streaming. L’ideazione e la responsabilità scientifica sono a cura di Angela Ida De Benedictis e Federica Di Gasbarro. L’ampliamento dei confini del linguaggio musicale mediante l’interazione tra vecchi e nuovi media e l’allargamento dei mezzi di trasmissione del messaggio sonoro hanno rappresentato una sfida incessante nella carriera di Luciano Berio (1925-2003). Il suo incontro con i nuovi media risale alla prima metà degli anni Cinquanta e approda a una prima importante tappa con la fondazione, insieme a Bruno Maderna, dello Studio di Fonologia Musicale di Milano della Rai. In questo Studio, Berio sperimenta nuove forme di interazione tra musica strumentale, vocale ed elettronica.
Negli anni Settanta, Berio si cimenta con il mezzo multimediale per eccellenza, la televisione. Il ciclo di trasmissioni C’è musica e musica, andato in onda per la prima volta in Rai nel 1972, si pone come un unicum nel panorama televisivo dell’epoca e fa della TV uno strumento di alta divulgazione della cultura musicale internazionale, destinato ad ampliare gli orizzonti sonori e le conoscenze dei telespettatori italiani. Ancora più avanguardistica è la relazione tra musica e immagine raggiunta nel settore dei video d’arte o industriali; in alcune collaborazioni con Bruno Munari; nella realizzazione delle musiche per alcuni documentari prodotti dalla ditta Olivetti tra il 1960 e il 1962; o, ancora, in progetti visionari come La Voix des voies, “diaporama sonoro” installato presso l’IRCAM di Parigi nel 1977. L’incontro Luciano Berio e la multimedialità, articolato in seminario didattico, proiezioni e giornata di studio, si pone come punto di partenza di una più estesa riflessione sul rapporto fra Berio e la sperimentazione audiovisiva e multimediale, centrale non solo nel campo degli studi dedicati al compositore, ma anche nel più ampio settore di ricerche dedicate all’interazione fra musica ed evoluzione tecnologica nel panorama della musica seria del Novecento.
Mi è parsa, poi, ottima la scelta di eseguire, in un unico concerto, la cui data finale ha concluso anche la giornata di studi, “Sinfonia” di Luciano Berio e la “Sinfonia di Salmi” di Stravinskij e il suo “L’oiseau de feu”. Dobbiamo qui dimenticare la firma classica della sinfonia, costituita com’è da un’introduzione, con esposizione, sviluppo e ripresa. Qui stiamo parlando di due compositori di un Novecento che apre confini e limiti, sconquassa gli animi, dalla prima guerra, si entra in una concezione mondiale che si traduce in concomitante: molto accade contemporaneamente e questi due giganti, raccontano, traducono, vivificano in musica il tessuto denso, sofferto e contraddittorio del loro/nostro tempo.
Così, dopo alcuni anni di assenza, ha fatto il suo ritorno a Santa Cecilia il direttore spagnolo Pablo Heras-Casado, per dirigere “Il teatro delle voci”, con queste partiture di Berio e Stravinskij. Casado è perfettamente a suo agio nel grande repertorio sinfonico e operistico così come nelle esecuzioni storicamente informate e nella musica contemporanea. Heras-Casado è Direttore ospite principale del Teatro Real di Madrid, ha diretto i Berliner Philharmoniker, la London Symphony, Orchestre de Paris, Münchner Philharmoniker, Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, Staatskapelle Berlin e quest’anno esordirà al Festival di Bayreuth con una nuova produzione del Parsifal di Wagner. Nel 2021 è stato eletto Artista dell’anno agli International Classic Music Awards e nel 2014 direttore d’orchestra dell’anno da Musical America. Inoltre ha ricevuto due volte il premio della critica discografica tedesca, due Diapason d’Or e un Latin Grammy.
In apertura di concerto abbiamo ascoltato la Sinfonia di Luciano Berio, composta nel 1968-69 per il 125° anniversario della New York Philharmonic e dedicata a Leonard Bernstein: “Il titolo di Sinfonia”, scrive lo stesso Berio, “non vuole suggerire analogie con la forma classica; va piuttosto inteso etimologicamente, come il «suonare insieme» di otto voci e strumenti oppure, in senso più generale, come il «suonare insieme» di cose, situazioni e significati diversi, dai miti brasiliani sull’origine degli elementi, al martirio di Martin Luther King, in cui le otto voci si rimandano nel pronunciare i suoni che costituiscono il suo nome. Infatti lo sviluppo musicale di Sinfonia è sempre fortemente condizionato dalla ricerca di un equilibrio e spesso di una identità fra voce e strumento, fra parola detta o cantata e la totalità della struttura sonora”. I testi cantati, di Claude Lévi-Strauss e Samuel Beckett, vedranno impegnati il gruppo Theatre of Voices, considerato tra i migliori ensemble vocali, e premiato nel 2010 con un Grammy per l’interpretazione del brano The Little Match Girl Passion di David Lang. A seguire, hanno fatto vibrare il pubblico due composizioni di Igor Stravinskij: la Sinfonia di Salmi, forse il massimo capolavoro del periodo creativo chiamato “neoclassico”, composta nel 1930 per il 50° anniversario della fondazione della Boston Symphony Orchestra, è un lavoro di straordinaria compattezza dove la tematica religiosa diventa per il compositore occasione di profondo impegno espressivo. I testi – intonati dal Coro di Santa Cecilia istruito da Piero Monti – sono tratti dalla Vulgata (la traduzione in latino della Bibbia dall’antica versione greca ed ebraica) e rappresentano un’implorazione, un ringraziamento, un inno di adorazione composti “per la gloria di Dio”, come Stravinskij precisò in partitura. Chiude il concerto la seconda suite (1919) tratta dal balletto L’uccello di fuoco che, alla sua prima esecuzione parigina nel giugno del 1910, trasformò il ventottenne russo da compositore sconosciuto a grande autore internazionale.
Fonte foto: https://santacecilia.it/