Il prossimo 21 giugno si sosterrà la prima prova scritta dell’esame di Stato, traguardo importante dell’ultimo anno delle superiori che segna un vero cambiamento di “status”. Questa settimana, è iniziato il countdown più atteso dagli studenti: “100 giorni all’esame”, la cui tradizione sembrerebbe avere origini militari.
Una leggenda racconta che nel 1840 venne comunicato ai soldati dell’Accademia di Torino un decreto regio per cui i loro corsi si sarebbero conclusi entro tre anni, non più una durata variabile. Un allievo, Emanuele Balbo Bertone di Sambuy, urlò in piemontese: “Mac pi tre ani!” (Ancora soltanto tre anni!) e, da quel momento, tutti i cadetti iniziarono a fare il conto a scalare. Tale espressione conquistò subito i militari che si avvicinavano alla fine del percorso; presto, si diffuse il “Mak P 100”, facendo nascere in tutto il mondo, la ricorrenza goliardica dei 100 giorni prima dell’esame di maturità.
Ogni anno, il periodo precedente all’esame finale, i maturandi si radunano per trascorrere una gita fuori porta all’insegna del festeggiamento, ma anche dei riti scaramantici e propiziatori. Tra le innumerevoli idee degli studenti, non mancano delle usanze curiose, come toccare 100 volte qualcosa, indossare una maglietta con la scritta “100” per poi raccogliere soldi dai passanti, creare un fondo per i festeggiamenti, scrivere il voto auspicato sul fondo di una bottiglia o addirittura salire 100 gradini in ginocchio. Si aggiungono i rituali a tema religioso, ogni anno migliaia di studenti si ritrovano al Santuario di San Gabriele, in Abruzzo, per la benedizione collettiva da parte del santo delle penne che si verranno utilizzate per la prova scritta; in Umbria, nel Santuario di Santa Rita da Cascia, l’usanza è quella di portare una rosa in cambio della benedizione.
A Pisa, invece, gli studenti si mettono in fila per toccare la “lucertolina di bronzo” scolpita sulla porta della cattedrale in Piazza dei Miracoli, e a Viareggio, si scrive il voto desiderato sulla sabbia, che una volta cancellato dall’acqua, si avvererà. Dopo tre anni scolastici in cui l’esame di Stato ha visto rilevanti modifiche dovute all’emergenza epidemiologica, l’esame conclusivo del secondo ciclo d’istruzione quest’anno tornerà a svolgersi secondo la struttura definita nel 2017, ovvero, una prima prova scritta di Italiano, comune a tutti gli indirizzi di studio, una seconda prova scritta, riguardante le discipline caratterizzanti i singoli percorsi di studio ed infine il colloquio in chiave multi e interdisciplinare con l’obiettivo di valutare le capacità di cogliere i collegamenti tra le conoscenze acquisite.